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Una parola di verità Mostra a grandezza intera

 
 

Informazioni

Una parola di verità

Traduzione ed Echi a cura di Marco Sabbatini

Aleksandr Solženicyn

Disponibilità: disponibile

10,45 €

Prezzo ridotto!

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11,00 €

Note sul testo
La figura di Aleksandr Solženicyn (1918-2008) trova la sua forgia nel drammatico corso della storia sovietica del Novecento. Dopo aver combattuto nella Seconda Guerra Mondiale subì le repressioni staliniane con l’arresto e il confino in un Gulag. Alla riabilitazione, descrisse la vita da prigioniero in Una giornata di Ivan Denisovič (1962), opera che gli valse la consacrazione letteraria in patria, confermata all’estero dal premio Nobel del 1970 e dal seguente straordinario successo di Arcipelago Gulag (1973). Il deteriorarsi del rapporto con le autorità sovietiche portò all’espulsione di Solženicyn nel 1974. Visse negli Stati Uniti d’America per un ventennio. Con la fine dell’Urss fece ritorno in patria. Lo spessore intellettuale di Solženicyn trova la sua cifra stilistica non solo nelle opere letterarie, ma anche nelle prese di posizione espresse con coraggio nell’attività pubblicistica e nei discorsi pronunciati al cospetto di autorevoli consessi.
La presente silloge raccoglie alcune significative prolusioni del periodo sovietico, dell’esilio e del ritorno in Russia. Il primo periodo è rappresentato dalla sua Lettera al IV Congresso degli scrittori sovietici del 1967 e dalla lezione per il Nobel alla letteratura, in cui si evidenziano la vigorosa ricerca della verità e la lotta contro le menzogne di stato. Il periodo americano, come dimostra nel discorso alla Harvard University del 1978, è caratterizzato da una lucida riflessione sulla crisi di valori che pervade anche l’Occidente. Una volta tornato in patria, Solženicyn ambisce ad ergersi a guida morale, come testimoniano il suo intervento alla Duma di Stato del 1994 e i successivi discorsi d’inizio millennio, in cui ribadisce la grave minaccia, sia per la Russia che per le realtà occidentali, generata dall’uso distorto del potere e della libertà.

Indice
Lettera al IV Congresso degli scrittori sovietici

Discorso per il Nobel alla letteratura 1970

Discorso alla Harvard University

Discorso alla Duma di Stato della Federazione russa

La degenerazione dellʹUmanesimo

ECHI
Vizi di civiltà e virtù dello scrittore Solženicyn

Echi traduttivi

Note

Note
/pro-lu-ṣió-ni/ 9

Direzione scientifica: Benedetta Barbisan e Raffaela Merlini.
Direzione editoriale: Pino Donghi.

La collana /pro-lu-ṣió-ni/ delle Edizioni Università di Macerata (eum) porta alla luce un tesoro rimasto sinora racchiuso negli archivi delle università italiane e straniere e lo offre a un pubblico più vasto di quello davanti al quale questi discorsi furono tenuti in occasione di solenni cerimonie di inaugurazione o chiusura dell’anno accademico o per il conferimento di titoli ad honorem. Le prolusioni contenute in questi volumi, talvolta dimenticate o mai proposte prima alla lettura, lasciano così i luoghi originari in cui furono pronunciate e danno voce - resa qui in forma scritta e spesso tradotta da una lingua diversa dall’italiano - a idee tuttora capaci di insegnamento e ispirazione: lette, infatti, come ideali macchie di Rorschach, esse sono insospettato specchio di molti degli interrogativi che percorrono le odierne società.
La sezione Echi, di cui è arricchito ciascun volume, offre al lettore ulteriori evocative risonanze, che scaturiscono anche da riflessioni di interesse traduttivo.
 
  • Codice ISBN (print) 978-88-6056-933-2
  • Numero pagine 216
  • Formato 10,5X14,7
  • Anno 2025
  • Editore © 2025 eum edizioni università di macerata
il manifesto
Eum Redazione

Genio e retorica di Aleksandr Solzenicyn: la sua utopia conservatrice nuoce ancora

di Valentina Parisi, il manifesto, 01.06.2025

Quando il 10 dicembre 1974 Aleksandr Solzenicyn prese la parola a Stoccolma per ritirare finalmente il Nobel per la letteratura che gli era stato assegnato quattro anni prima, esordì puntualizzando come già nel Gulag avrebbe voluto «gridare al mondo intero la propria pena». Tuttavia l’insensibilità manifestata dalle società occidentali verso le sofferenze dei cittadini sovietici lo costringeva a cambiare radicalmente il discorso «inizialmente concepito nelle gelide serate trascorse nel lager», trasformandolo anzitutto in una denuncia dell’«asservimento» dei suoi ascoltatori «alle idee progressiste», ovvero filosovietiche.

Questa tendenza a puntare il dito contro il proprio stesso uditorio sarebbe rimasta anche in futuro una costante di Solzenicyn oratore. Lo dimostra Una parola di verità, volumetto curato da Marco Sabbatini per la collana «Prolusioni» delle Edizioni Università di Macerata (pp. 218, euro 10,45) che raccoglie discorsi pronunciati in luoghi e occasioni diversissimi, da quello tenuto a Harvard nel 1978 (che valse allo scrittore le reazioni indignate di buona parte dell’opinione pubblica americana) alla conferenza «La degenerazione dell’umanesimo» del 2000, passando per l’intervento alla Duma di Stato della Federazione Russa letto nell’ottobre 1994.

Immutata nel tempo rimane l’attitudine di Solzenicyn a difendere con tenacia la validità della sua «utopia conservatrice», prescindendo dai probabili convincimenti dell’ascoltatore e insorgendo contro qualsiasi forma di pragmatismo politico. Da qui, per esempio, l’opposizione al processo di distensione intrapreso dagli Stati Uniti nei confronti dell’Unione Sovietica, la critica all’«affrettata capitolazione in Vietnam» di Nixon e Kissinger e la dura requisitoria contro l’interpretazione «legalistica» dell’esistenza a suo dire sovrana in Occidente...

https://ilmanifesto.it/genio-e-retorica-di-aleksandr-solzenicyn-la-sua-utopia-conservatrice-nuoce-ancora

 
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