Note sul testo
A leggere la prolusione che Fleming pronunciò a Harvard nel 1945 – pochi mesi prima di ricevere il Premio Nobel per la medicina, insieme a Boris Chain e Howard Florey, per la scoperta della penicillina – appare evidente come un fil rouge abbia percorso gli eventi più determinanti della sua esistenza: il caso. Fu per un caso, che il suo intelletto e l’impegno seppero poi trasformare in destino, che Fleming riuscì a lasciare la fattoria di famiglia in Scozia e quindi, inizialmente sprovvisto di mezzi, a iscriversi a medicina, a lavorare con l’esimio Sir Almroth Wright e, da garzone di laboratorio quale era, a fare la sua prima scoperta, il lisozima, osservato – di nuovo, per caso – come fermento di secrezioni e tessuti umani e poi rivelatosi capace di dissolvere alcuni batteri. Nel riconoscere la determinante influenza del caso, del fortuito sulla sua stessa carriera, però, Fleming non poteva non sottolineare l’importanza di praticare uno sguardo eccentrico sulle cose, pronto a cogliere nella stravaganza di un dato, o di un fatto, l’indizio di quella necessità conseguente al caso su cui, vent’anni più tardi, Jacques Monod, un altro Nobel della medicina, incardinerà la duale possibilità della scoperta scientifica e dell’avanzamento della scienza. Fu l’imprevisto a guidare il suo intuito; eppure non lo avrebbe mai saputo cogliere senza l’apertura mentale che viene sì dalla conoscenza e dal duro lavoro, ma non meno dall’anticonvenzionalismo e da uno sguardo capace di sospendere l’incredulità.
Indice
Alexander Fleming, Discorso tenuto all'Associazione degli Alumni in occasione del Commencement Day
Alexander Fleming, La penicillina
Howard W. Florey, La penicillina
Ernst B. Chain, La struttura chimica delle penicilline
ECHI
Uno sguardo sull'insolito
Echi traduttivi
Note
Note
/pro-lu-ṣió-ni/ 2
La collana /pro-lu-ṣió-ni/ delle Edizioni Università di Macerata (eum) porta alla luce un tesoro rimasto sinora racchiuso negli archivi delle università italiane e straniere e lo offre a un pubblico più vasto di quello davanti al quale questi discorsi furono tenuti in occasione di solenni cerimonie di inaugurazione o chiusura dell’anno accademico o per il conferimento di titoli ad honorem. Le prolusioni contenute in questi volumi, talvolta dimenticate o mai proposte prima alla lettura, lasciano così i luoghi originari in cui furono pronunciate e danno voce - resa qui in forma scritta e spesso tradotta da una lingua diversa dall’italiano - a idee tuttora capaci di insegnamento e ispirazione: lette, infatti, come ideali macchie di Rorschach, esse sono insospettato specchio di molti degli interrogativi che percorrono le odierne società.
La sezione Echi, di cui è arricchito ciascun volume, offre al lettore ulteriori evocative risonanze, che scaturiscono anche da riflessioni di interesse traduttivo.