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Primavera d’incertezza
Mito e malattia della giovinezza in Federigo Tozzi, Alberto Moravia e Vitaliano Brancati
Mito e malattia della giovinezza in Federigo Tozzi, Alberto Moravia e Vitaliano Brancati
Note sul testo
Il libro ripercorre le tappe di una vecchia storia: quella della giovinezza intesa come costrutto culturale.
Nel Settecento si è cristallizzata una precisa immagine del giovane maschio, assurto a simbolo di palingenesi. Tale immagine è stata strumentalizzata da coloro che reclamavano un posto di spicco nella sfera pubblica. Incarnare la giovinezza voleva dire essere in possesso del diritto di diventare protagonisti della Storia. Movimenti politici e artistici si sono contesi questo primato, contribuendo alla formazione di un mito capace, con la sua forza seduttoria, di mobilitare intere generazioni. Un mito che affonda dunque le sue radici nell’Europa del XVIII secolo e che transita, con riemersioni cicliche, per il romanticismo risorgimentale, per il nazionalismo e per le avanguardie, raggiungendo il suo apice nella “primavera di bellezza” del fascismo.
Vi sono però degli autori novecenteschi che hanno intercettato e reso manifesto il contraltare di questo mito, come Federigo Tozzi, Alberto Moravia e Vitaliano Brancati. Attraverso la critica tematica, l’antropologia, gli studi culturali e di genere, il libro cerca di dimostrare come nella narrativa di questi tre scrittori la giovinezza assuma i tratti, foschi, di una malattia. Come lì emerga la parte in ombra che il mito nasconde nel suo centro, il suo più profondo rimosso storico.
Note sull'Autore
Luca Chiurchiù è dottore di ricerca in Studi linguistici, filologici e letterari presso l’Università di Macerata. È autore della monografia La rivoluzione è finita abbiamo vinto. Storia della rivista «A/traverso» (DeriveApprodi, 2017) e di alcuni studi su Lalla Romano, Silvio D’Arzo e altri autori del Novecento italiano.
Indice
Introduzione
Capitolo primo. Storia e sintomatologia di un mito
1. Una vecchia storia
2. Senza padri vengono al mondo
3. Gli eroi son tutti giovani e ribelli
4. «Il secolo lungo dei giovani»: il passaggio tra Ottocento e Novecento
5. Degenerata generazione
6. Un sogno di rinascita per un destino di morte: associazionismo giovanile, nazionalismo, avanguardie e Grande Guerra
7. Primavere di bellezza
8. Morfologia come sintomatologia (e viceversa)
8.1. I personaggi intorno
8.2. I luoghi
8.3. Le situazioni topiche
1. «Come la coda della lucertola»
2. Saper stare al mondo: una differenza di genere
3. Referti giovanili I
3.1. Il rapporto con le donne e il sesso
3.2. Il duello
3.3. Il pasto inquieto (e il lavoro)
3.4. La festa (e l’entrata in società)
3.5. Il compito assegnato, il lavoro, l’eredità
Capitolo terzo. Alberto Moravia, ovvero di come guarire ammalandosi
1. Moravia: di carne e fantasmi
2. Due letture d’autore
3. Una sana malattia (?)
4. Confusi e infelici
5. Referti giovanili II
5.1. Il rapporto con le donne: i pochi danni e le molte beffe
5.2. I compiti assegnati (e il lavoro)
5.3. Il duello
5.4. I pasti inquieti
5.5. La festa
1. La Sicilia come metonimia
2. «In certe epoche non bisognerebbe mai avere vent’anni»
3. Che vinca il migliore amico
4. «Degli esseri strani»
5. Referti giovanili III
5.1. I rapporti con le donne
5.2. Il compito assegnato, il lavoro, l’impresa eroica
5.3. Il duello
5.4. La festa, le poco singolari avventure di viaggio
5.5. Il pasto inquieto
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Il maledetto Novecento ha messo in crisi il mito della giovinezza |
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Gioventù, mito e malattia da Tozzi a Moravia |