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Agar prima dell’occupazione / Agar dopo l’occupazione Mostra a grandezza intera

 
 

Informazioni

Agar prima dell’occupazione / Agar dopo l’occupazione

هاجر قبل الاحتلال / هاجر بعد الاحتلال

Testo originale a fronte

Amal al-Juburi, traduzione e cura di Mariangela Masullo

Note sul testo
Agar prima dell’occupazione /Agar dopo l’occupazione è una potente narrazione della storia dell’Iraq, scritta nel pieno dell’occupazione militare del Paese da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti dal 2003 al 2011. Ventotto coppie di poesie e quattro canti narrano lo sconvolgimento causato dalla dittatura di Saddam Hussein ‘prima’ e dall’occupazione ‘poi’ in versi affilati da dolore e passione. Tradotte dall’arabo con testo a fronte, le poesie di Amal al-Juburi, spesso brevissime e per questo ancora più folgoranti, costruiscono per accumulo, frammento dopo frammento, una visione sconsolata ma impavida della storia dell’Iraq e delle storie degli iracheni. Su tutte svetta la riscrittura simbolica di Agar, la madre dell’Islam, metafora di passato, presente e futuro del Paese.

Note sugli autori
Amal al-Juburi
(1967), poetessa e intellettuale irachena, costretta all’esilio in Europa dalle persecuzioni del regime di Saddam Hussein, vive attualmente tra Londra e Iraq, dove porta avanti progetti di aiuto alla popolazione.

Mariangela Masullo è professoressa associata di Lingua e Letteratura Araba all’Università di Macerata. Si occupa di traduzione e di poesia araba, soprattutto femminile. Ha pubblicato lo studio critico sulla poetessa irachena Nāzik al-Malā’ika Fiore Nero (L’Orientale Editrice, 2015).

Indice

Introduzione di Mariangela Masullo

إلى سيدي ومولاي العراق  / All’Iraq, mio signore e padrone
بلدي قبل الاحتلال  / Il mio Paese prima dell’occupazione
بلدي بعد الاحتلال  / Il mio Paese dopo l’occupazione
الدين قبل الاحتلال  / La religione prima dell’occupazione
الدين بعد الاحتلا ل  / La religione dopo l’occupazione
أمي قبل الاحتلال  / Mia madre prima dell’occupazione
أمي بعد الاحتلال  / Mia madre dopo l’occupazione
جارتي قبل الاحتلال  / La mia vicina prima dell’occupazione
جارتي بعد الاحتلال  / La mia vicina dopo l’occupazione
ابنتي قبل الاحتلال / Mia figlia prima dell’occupazione
ابنتي بعد الاحتلال  / Mia figlia dopo l’occupazione
زوجي قبل الاحتلال  / Mio marito prima dell’occupazione
زوجي بعد الاحتلال  / Mio marito dopo l’occupazione
الرجال قبل الاحتلال  / Gli uomini prima dell’occupazione
الرجال بعد الاحتلال  / Gli uomini dopo l’occupazione
الجدار قبل الاحتلال  / Il muro prima dell’occupazione
الجدار بعد الاحتلال  / Il muro dopo l’occupazione
روحي قبل الاحتلال  / La mia anima prima dell’occupazione
روحي بعد الاحتلال  / La mia anima dopo l’occupazione
قلبي قبل الاحتلا ل  / Il mio cuore prima dell’occupazione
قلبي بعد الاحتلال  / Il mio cuore dopo l’occupazione
جسدي قبل الاحتلال  / Il mio corpo prima dell’occupazione
جسدي بعد الاحتلال  / Il mio corpo dopo l’occupazione
قبري قبل الاحتلال  / La mia tomba prima dell’occupazione
قبري بعد الاحتلال  / La mia tomba dopo l’occupazione
دجلة قبل الاحتلال  / Il Tigri prima dell’occupazione
دجلة بعد الاحتلال  / Il Tigri dopo l’occupazione
الحرية قبل الاحتلال  / La libertà prima dell’occupazione
الحرية بعد الاحتلال  / La libertà dopo l’occupazione
الشرف قبل الاحتلال  / L’onore prima dell’occupazione
الشرف بعد الاحتلال  / L’onore dopo l’occupazione
فمي قبل الاحتلال  / La mia bocca prima dell’occupazione
فمي بعد الاحتلال  / La mia bocca dopo l’occupazione
الساعة التاسعة قبل الاحتلال  / Le nove prima dell’occupazione
الساعة التاسعة بعد الاحتلال  / Le nove dopo l’occupazione
الندم قبل الاحتلال  / Il rimorso prima dell’occupazione
الندم بعد الاحتلال  / Il rimorso dopo l’occupazione
الوحشة قبل الاحتلال  / La solitudine prima dell’occupazione
الوحشة بعد الاحتلال  / La solitudine dopo l’occupazione
الصور قبل الاحتلال  / Le foto prima dell’occupazione
الصور بعد الاحتلال  / Le foto dopo l’occupazione
العيد قبل الاحتلال  / La festa dell’Eid prima dell’occupazione
العيد بعد الاحتلال  / La festa dell’Eid dopo l’occupazione
الحب قبل الاحتلال  / L’amore prima dell’occupazione
الحب بعد الاحتلال  / L’amore dopo l’occupazione
كرة القدم قبل الاحتلال  / Il calcio prima dell’occupazione
كرة القدم بعد الاحتلال  / Il calcio dopo l’occupazione
الموت قبل الاحتلال  / La morte prima dell’occupazione
الموت بعد الاحتلال  / La morte dopo l’occupazione
العظام قبل الاحتلال  / Le ossa prima dell’occupazione
العظام بعد الاحتلال  / Le ossa dopo l’occupazione
هاجر قبل الاحتلال  / Agar prima dell’occupazione
هاجر بعد الاحتلال  / Agar dopo l’occupazione
بغداد قبل الاحتلال  / Baghdad prima dell’occupazione
بغداد بعد الاحتلال  / Baghdad dopo l’occupazione

باب الأناشيد / CAPITOLO DEI CANTI
انتحار السؤال  / Domanda di suicidio
يا دجلة الذكريات  / O Tigri dei ricordi
يا سيد البيت الأبيض  / Al Signore della Casa Bianca
كلّنا خاسرون  / Abbiamo perso tutti

وداعاً أيها الشعر / ADDIO, POESIA
الشعر قبل الإحتلال  / La poesia prima dell’occupazione
الشعر بعد الإحتلال  / La poesia dopo l’occupazione

Note

Bibliografia essenziale

Note
In copertina: Baghdad, by courtesy of Amal al-Juburi.

  • Codice ISBN (print) 978-88-6056-630-0
  • Codice ISBN (PDF) 978-88-6056-689-8
  • Codice ISSN (print) 2532-165X
  • Numero pagine 199
  • Formato 12X16,5
  • Anno 2020
  • Editore © 2020 eum edizioni università di macerata
Recensione di Andrea Acqualagna, allievo della Scuola di Studi Superiori Giacomo Leopardi - Università di Macerata
Eum Redazione

La figura biblica di Agar, centrale nella tradizione islamica per aver messo al mondo il Profeta Ismaele, è rivestita nella poesia di Amal al-Juburi di una simbologia innovativa. Muovendosi in una dimensione spazio-temporale di confine, Agar assume molteplici identità, che, lasciando trasparire una continua oscillazione tra passato e presente e tra presenza e lontananza, simboleggiano la relazione tra la dimensione autobiografica della poetessa irachena e la storia del suo paese.
Amal al-Juburi, nata a Baghdad nel 1967, distaccandosi dalla letteratura celebrativa della guerra propagandata dal regime dittatoriale di Saddam Hussein, muove una velata critica alla dittatura del presidente iracheno che la obbligherà a lasciare il paese nel 1997, scegliendo la via dell’esilio. Quando nel 2003 una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti invade l’Iraq, accusato del possesso di armi di distruzione di massa e di legami con l’organizzazione terroristica Al Qaida, rovesciando dopo soli venti giorni di conflitto il regime di Saddam Hussein, la poetessa irachena ritorna nel suo paese, dove viene insediato un contingente militare multinazionale e si intensificano le ostilità tra la comunità sunnita e sciita fino allo scoppio della guerra civile. In vista delle ostilità interne e dell’instabilità politica, aggravata dal ritiro delle truppe internazionali insediate nel paese, l’Iraq diviene facilmente la roccaforte dell’organizzazione terroristica del sedicente Stato Islamico.
È su questo difficile sfondo politico che nasce la raccolta poetica Agar prima dell’occupazione/Agar dopo l’occupazione, pubblicata da Amal al-Juburi nel 2008; la raccolta presenta ventotto coppie di poesie brevi, che, intervallate da quattro componimenti poetici indipendenti, rappresentano momenti di vita quotidiana prima e dopo l’insediamento delle truppe statunitensi nel paese e la caduta del regime dittatoriale.
L’Iraq, definito “Mio signore ferito” nel componimento introduttivo alla raccolta (All’Iraq, mio signore e padrone), nella poesia di Amal al-Juburi non si configura unicamente come dimensione spaziale di fondo da cui vengono tratte immagini di una quotidianità stravolta dal regime dittatoriale prima e dall’occupazione militare straniera dopo, ma prende vita divenendo vittima di meccanismi oppressivi di potere, come la poetessa stessa, costretta ad abbandonare il proprio paese, chiedendo asilo politico in Europa. Così come la dimensione autobiografica e quella nazionale, nell’opera di Amal al-Juburi passato, presente e futuro convergono, proiettando il lettore in una dimensione simbolica, dove non c’è più speranza né possibilità di salvezza, ma soltanto distruzione e morte, come anticipato dal verso del poeta preislamico al-Mutalammis che insieme ad un antico detto sumero apre la raccolta poetica.
Guidato dalle note e dall’introduzione di Mariangela Masullo, che oltre a fornire un’attenta riflessione critica sull’opera di Amal al-Juburi presenta brevemente la vita dell’autrice e il contesto politico in cui la raccolta è stata composta, anche il lettore inesperto di poesia e del mondo arabo riesce ad accedere all’universo distopico creato dai versi incisivi della poetessa irachena, rimanendone al contempo incantato e disilluso.

Andrea Acqualagna

 
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