di Francesco Miano, Pagine di futuro. Caro universitario ti scrivo..., il libro & i libri, dialoghi 4 / 2019
Il presente e le prospettive degli studi universitari in Italia, nell'epoca della globalizzazione e sulla frontiera fra scienza e saggezza, tradizione e innovazione, autonomia e responsabilità. Incontrare, comprendere, ricercare, comunicare e generare: sono i cinque verbi di una lettera che ci parla dell'università e, nello spesso tempo, delle grandi domande della vita.
Pagine di futuro. Caro universitario ti scrivo ...
InfinitaMente di Luigi Alici è un bel libro, una bella e proficua lettura possibile. Si tratta di una Lettera ad uno studente sull'università ma, nello stesso tempo, di un testo che si rivolge anche all'intera comunità accademica utilizzando un registro comunicativo capace di coniugare felicemente prospettiva autobiografica e riflessioni critiche in un complessivo stile dialogico che favorisce un pensare ricco e pacato, come mostra anche la prolusione pubblicata in appendice e intitolata Tra universitas e multiversity. Dove comincia il futuro tenuta dall'autore alla cerimonia inaugurale dell'Università di Macerata nell'anno accademico 2011-12. La prolusione in appendice ripropone in modo sistematico quanto la lettera già dice nella forma di messaggio diretto. E i due testi si illuminano reciprocamente e molto utilmente costituendo un tutto unitario attraverso cui riflettere sul senso dell'università oggi, il suo rapporto con la società, il suo contributo allo sviluppo del futuro in una ricerca della verità che è ricerca del bene comune. La scelta di scrivere una lettera ad uno studente non è una forma di ripiegamento su dimensioni di ordine esclusivamente relazionale, ma al contrario è riproporre, in modo colloquiale, quel quadro di motivazioni, idee, scelte, riferimenti attitudinali e vocazionali fondamentali per la vita di studenti e docenti e senza cui l'università rischia di smarrire il suo compito. L’università ha un ruolo pubblico, un ruolo sociale fondamentale, ma questo ruolo ha prima di tutto a che vedere con le persone e la loro crescita, con la fioritura umana degli studenti. L’università ha un contributo fondamentale da offrire alla vita delle persone e ciò è una cosa sola con il suo ruolo pubblico. È in gioco il futuro, il futuro delle persone e del paese, la possibilità stessa di un'università del futuro, fedele alle sue origini ma capace di essere all'altezza di un tempo in continuo cambiamento. Proprio per questo l'università non può essere un luogo asettico, in cui si possa stare senza un adeguato spirito di compartecipazione e corresponsabilità.
Ciò è importante anche nella direzione di un'università che sappia favorire un'unità profonda tra la vita, il pensiero e la pluralità delle specializzazioni e dei saperi. Oggi siamo sopraffatti da una cultura che si frammenta sempre di più, da una cultura che seziona sempre di più la vita delle persone, da una parcellizzazione del sapere, utile per i singoli ambiti, ma solo se capace di rapportarsi al tutto della vita.
Su questa impostazione di fondo si innesta la scelta di cinque verbi che rappresentano la struttura centrale della lettera: incontrare, comprendere, ricercare, comunicare e generare. Tutti i verbi sono da cogliere singolarmente, ma insieme acquistano un senso ulteriore, ciascuno si regge, per dir così, insieme agli altri. Inoltre ogni verbo si coniuga, in certo senso, si articola nel confronto tra due parole-chiave e funge così da collegamento dinamico, da fattore di connessione tra dimensioni fondamentali della vita solo apparentemente contrapposte, invece da ricomporre. Il "tra" sta ad indicare lo spazio del legame, quello spazio da valorizzare, da recuperare, spazio di vita e di positiva tensione anche nell'ambito della vita universitaria, al confluire tra dimensione sociale e dimensione personale.
Si parte dall'incontrare, da quegli incontri di vita di cui la vita universitaria è piena e l'incontrare è sempre tra attesa e sorpresa, tra il carico di ansie, speranze, desideri di ogni persona e di ogni studente e la sorpresa, la novità di vita che ogni autentico incontro porta con sé. Un'attesa mai passiva, ma sempre partecipe del tempo che si vive e del tempo nuovo a cui ci si prepara, e la capacità di lasciarsi sorprendere, di non chiudersi.
Lo spazio dell'incontro è anche spazio di comprensione, spazio in cui sapersi guardare attorno, sapersi aprire ad ogni questione e spazio in cui guardare dentro di sé. Comprendere è il secondo verbo, comprendere tra estensione e profondità. A tutti, e agli studenti in modo particolare, è chiesto di sapersi relazionare alla pluralità degli ambiti del sapere, ma anche contemporaneamente di guardare alla vita come un tutto. Tra estensione e profondità vuol dire che dobbiamo accrescere al massimo il nostro sapere in tutti gli ambiti possibili, ma dobbiamo far sì che questo sapere sappia attingere alla profondità della vita, sappia aiutarci a recuperare l'essenziale. Su questa base si comprende meglio il valore del terzo verbo: ricercare, perché è chiaro che non si può scegliere di vivere l'esperienza universitaria se non c'è al centro una dimensione di ricerca e la ricerca ha bisogno contemporaneamente di una grande passione, di un grande fine insieme alla disciplina e all'esercizio. Ricercare tra telos e methodos: cercare cioè certamente con tutti gli strumenti possibili, con tutti i metodi possibili, e avere nello stesso tempo una grande finalità, avere uno scopo, una grande passione. Non è possibile avere un impegno universitario adeguato senza alimentare una grande passione, una passione per la ricerca in un qualche campo, una passione per la ricerca che si collega però a tutte le altre dimensioni della vita.
E questo legame con la vita vera vale anche per il quarto verbo, comunicare, quel comunicare sempre sospeso tra semplici contatti e autentiche relazioni. Gli strumenti della comunicazione infatti, da soli, non ci garantiscono la qualità delle relazioni, al massimo possono favorire utili contatti. Un'esperienza universitaria autenticamente vissuta può far crescere, aprendoci a mondi nuovi, relazioni nuove e anche di qualità nuova. In questo senso anche il quinto verbo, generare, non cade a caso. Solo dall'intreccio tra quello che può essere l'ambito nel quale ci specializziamo, in cui mettiamo a frutto con creatività la nostra passione, e la capacità di restituzione, che è il mettere al servizio la competenza acquisita, qualcosa di nuovo si genera.
Questi verbi ci parlano dell'università e, nello spesso tempo, delle grandi domande della vita. Non sono ambiti distinti. Qualcosa di nuovo non si genera solo per un processo tecnico ben riuscito, ma la tecnologia ha bisogno di essere animata, di essere chiaramente caratterizzata dalle domande della vita. È questo che oggi le nuove generazioni possono portare anche come nuovo equilibrio in una situazione che rischia di squilibrarsi a vantaggio dell'assolutizzazione delle tecnologie.
Ecco perché è molto bello e sinteticamente efficace il titolo di questo libro.
InfinitaMente ci ricorda fondamentalmente che il senso dell'impegno universitario come studenti e come docenti è nella capacità di saper leggere nel finito la presenza dell'infinito. InfinitaMente vuol dire che è solo nell'attraversamento della finitezza, cioè nella vita quotidiana con i suoi limiti, che non sono barriere ma sono punti di partenza per un cammino ulteriore, è con la capacità di saper guardare oltre che si determina anche la crescita della scienza e della conoscenza, nonché il progresso nella vita comune e di ciascuno. lnfinitaMente vuol dire che la nostra vita finita e limitata porta con sé un'apertura, che è quella che provoca il cambiamento, e senza la coltivazione di questa apertura il cambiamento non viene. Senza la coltivazione di una novità di vita non c'è cambiamento possibile e non c'è nemmeno un alimento nuovo per l'università.
Il grande merito di questo testo è, in sintesi, proprio nel riproporre la grande aspirazione umana all'infinito, riproponendola senza mai separare la piena valorizzazione della ragione e dei suoi strumenti dalle aspirazioni, dai sentimenti, dalla varietà stessa della vita, bensì mettendo tutto questo insieme. InfinitaMente non è solo un titolo accattivante, ma una indicazione di pensiero e di vita per gli studenti e per tutti. Ci dice che la ricerca dell'infinito non è altro da quel lavorìo della mente umana che è esercizio sempre aperto della ragione. Siamo nel cuore dello sforzo umano di pensare, che è quello che anima ogni esperienza universitaria che possa dirsi veramente tale.