Carrello  

Non ci sono prodotti

0,00 € Spedizione
0,00 € Totale

Carrello Cassa

Valuta: €

 

eum

edizioni università di macerata

sottoscrivi Newsletter

resep masakan >resep masakan Adi Sucipto News and Entertainment delicious recipe berita bola jual obral pojok game recept
InfinitaMente Mostra a grandezza intera

 
 

Informazioni

InfinitaMente

Lettera a uno studente sull’università

Luigi Alici

8,55 €

Prezzo ridotto!

-5%

9,00 €

Note sul testo
Complessità della conoscenza e specializzazione dei saperi sono una sfida, nell’epoca della globalizzazione, anche per l’università: comunità e istituzione deludente e magnifica, impegnata pubblicamente nel compito di trasformare una vocazione in una professione, sulla linea di frontiera fra scienza e saggezza, tradizione e innovazione, autonomia e responsabilità. Il libro, concepito come una lettera rivolta a uno studente o una studentessa non troppo immaginari, suggerisce un percorso tra il serio e l’ironico, intrecciando biografia e riflessione, attraverso cinque verbi fondamentali (incontrare, comprendere, ricercare, comunicare, generare), nel segno di un pensiero critico e di un’apertura d’orizzonti, sempre in bilico tra domande grandi e risposte piccole. InfinitaMente.
 
Note sull'autore
Luigi Alici è professore ordinario di Filosofia morale e Direttore della Scuola di Studi Superiori “Giacomo Leopardi” nell’Università di Macerata. Le sue ricerche attuali vertono sui temi della reciprocità, della fragilità e della cura. Tra le opere più recenti: Filosofia morale (ELS La Scuola 2011); Il fragile e il prezioso. Bioetica in punta di piedi (Morcelliana 2016); Agostino, Il libro della pace. La città di Dio, XIX (ELS La Scuola 2018). È autore del blog “Dialogando” (https://luigialici.blogspot.com/).
 

Indice
I. Incontro

II. Università, voce del verbo…
1. Incontrare
2. Comprendere
3. Ricercare
4. Comunicare
5. Generare

III. Saluto

Appendice. Tra universitas e multiversity. Dove comincia il futuro

Note
In copertina: ‘Long Room’, Trinity College Library, Dublino

  • Codice ISBN (print) 978-88-6056-592-1
  • Numero pagine 125
  • Formato 12X16,5
  • Anno 2018
  • Editore © 2018 eum edizioni università di macerata
Polizia e democrazia
Eum Redazione

di Michele Turazza, libri sullo scaffale, Polizia e democrazia, n. 198, 3 marzo 2020, p. 49

“Quello che è veramente inutile è vivere con l’ossessione dell’utile. La vera ricchezza è quella non monetizzabile, che non si vende e non si compra: semmai si riceve e si restituisce. Non avere un concetto troppo povero di ricchezza!”.
Pur non rientrando nel genere del pamphlet, in InfinitaMente l’autore non risparmia critiche ad un sistema universitario spesso esaurito nel presente, travolto da aggressive politiche di marketing, appiattito alla contingenza del mercato. In questa lettera a un immaginario studente, è costante l’invito a “guardare oltre”, a riscoprire l’incontro con l’altro, a non rinunciare ad un autentico spirito critico, rendendo gli anni dell’università un ininterrotto “tirocinio dell’intelligenza”.
Una lettera che ogni studente dovrebbe leggere e portare con sé.

 
dialoghi
Eum Redazione

di Francesco Miano, Pagine di futuro. Caro universitario ti scrivo..., il libro & i libri, dialoghi 4 / 2019

Il presente e le prospettive degli studi universitari in Italia, nell'epoca della globalizzazione e sulla frontiera fra scienza e saggezza, tradizione e innovazione, autonomia e responsabilità. Incontrare, comprendere, ricercare, comunicare e generare: sono i cinque verbi di una lettera che ci parla dell'università e, nello spesso tempo, delle grandi domande della vita.

Pagine di futuro. Caro universitario ti scrivo ...

InfinitaMente di Luigi Alici è un bel libro, una bella e proficua lettura possibile. Si tratta di una Lettera ad uno studente sull'università ma, nello stesso tempo, di un testo che si rivolge anche all'intera comunità accademica utilizzando un registro comunicativo capace di coniugare felicemente prospettiva autobiografica e riflessioni critiche in un complessivo stile dialogico che favorisce un pensare ricco e pacato, come mostra anche la prolusione pubblicata in appendice e intitolata Tra universitas e multiversity. Dove comincia il futuro tenuta dall'autore alla cerimonia inaugurale dell'Università di Macerata nell'anno accademico 2011-12. La prolusione in appendice ripropone in modo sistematico quanto la lettera già dice nella forma di messaggio diretto. E i due testi si illuminano reciprocamente e molto utilmente costituendo un tutto unitario attraverso cui riflettere sul senso dell'università oggi, il suo rapporto con la società, il suo contributo allo sviluppo del futuro in una ricerca della verità che è ricerca del bene comune. La scelta di scrivere una lettera ad uno studente non è una forma di ripiegamento su dimensioni di ordine esclusivamente relazionale, ma al contrario è riproporre, in modo colloquiale, quel quadro di motivazioni, idee, scelte, riferimenti attitudinali e vocazionali fondamentali per la vita di studenti e docenti e senza cui l'università rischia di smarrire il suo compito. L’università ha un ruolo pubblico, un ruolo sociale fondamentale, ma questo ruolo ha prima di tutto a che vedere con le persone e la loro crescita, con la fioritura umana degli studenti. L’università ha un contributo fondamentale da offrire alla vita delle persone e ciò è una cosa sola con il suo ruolo pubblico. È in gioco il futuro, il futuro delle persone e del paese, la possibilità stessa di un'università del futuro, fedele alle sue origini ma capace di essere all'altezza di un tempo in continuo cambiamento. Proprio per questo l'università non può essere un luogo asettico, in cui si possa stare senza un adeguato spirito di compartecipazione e corresponsabilità.
Ciò è importante anche nella direzione di un'università che sappia favorire un'unità profonda tra la vita, il pensiero e la pluralità delle specializzazioni e dei saperi. Oggi siamo sopraffatti da una cultura che si frammenta sempre di più, da una cultura che seziona sempre di più la vita delle persone, da una parcellizzazione del sapere, utile per i singoli ambiti, ma solo se capace di rapportarsi al tutto della vita.
Su questa impostazione di fondo si innesta la scelta di cinque verbi che rappresentano la struttura centrale della lettera: incontrare, comprendere, ricercare, comunicare e generare. Tutti i verbi sono da cogliere singolarmente, ma insieme acquistano un senso ulteriore, ciascuno si regge, per dir così, insieme agli altri. Inoltre ogni verbo si coniuga, in certo senso, si articola nel confronto tra due parole-chiave e funge così da collegamento dinamico, da fattore di connessione tra dimensioni fondamentali della vita solo apparentemente contrapposte, invece da ricomporre. Il "tra" sta ad indicare lo spazio del legame, quello spazio da valorizzare, da recuperare, spazio di vita e di positiva tensione anche nell'ambito della vita universitaria, al confluire tra dimensione sociale e dimensione personale.
Si parte dall'incontrare, da quegli incontri di vita di cui la vita universitaria è piena e l'incontrare è sempre tra attesa e sorpresa, tra il carico di ansie, speranze, desideri di ogni persona e di ogni studente e la sorpresa, la novità di vita che ogni autentico incontro porta con sé. Un'attesa mai passiva, ma sempre partecipe del tempo che si vive e del tempo nuovo a cui ci si prepara, e la capacità di lasciarsi sorprendere, di non chiudersi.
Lo spazio dell'incontro è anche spazio di comprensione, spazio in cui sapersi guardare attorno, sapersi aprire ad ogni questione e spazio in cui guardare dentro di sé. Comprendere è il secondo verbo, comprendere tra estensione e profondità. A tutti, e agli studenti in modo particolare, è chiesto di sapersi relazionare alla pluralità degli ambiti del sapere, ma anche contemporaneamente di guardare alla vita come un tutto. Tra estensione e profondità vuol dire che dobbiamo accrescere al massimo il nostro sapere in tutti gli ambiti possibili, ma dobbiamo far sì che questo sapere sappia attingere alla profondità della vita, sappia aiutarci a recuperare l'essenziale. Su questa base si comprende meglio il valore del terzo verbo: ricercare, perché è chiaro che non si può scegliere di vivere l'esperienza universitaria se non c'è al centro una dimensione di ricerca e la ricerca ha bisogno contemporaneamente di una grande passione, di un grande fine insieme alla disciplina e all'esercizio. Ricercare tra telos e methodos: cercare cioè certamente con tutti gli strumenti possibili, con tutti i metodi possibili, e avere nello stesso tempo una grande finalità, avere uno scopo, una grande passione. Non è possibile avere un impegno universitario adeguato senza alimentare una grande passione, una passione per la ricerca in un qualche campo, una passione per la ricerca che si collega però a tutte le altre dimensioni della vita.
E questo legame con la vita vera vale anche per il quarto verbo, comunicare, quel comunicare sempre sospeso tra semplici contatti e autentiche relazioni. Gli strumenti della comunicazione infatti, da soli, non ci garantiscono la qualità delle relazioni, al massimo possono favorire utili contatti. Un'esperienza universitaria autenticamente vissuta può far crescere, aprendoci a mondi nuovi, relazioni nuove e anche di qualità nuova. In questo senso anche il quinto verbo, generare, non cade a caso. Solo dall'intreccio tra quello che può essere l'ambito nel quale ci specializziamo, in cui mettiamo a frutto con creatività la nostra passione, e la capacità di restituzione, che è il mettere al servizio la competenza acquisita, qualcosa di nuovo si genera.
Questi verbi ci parlano dell'università e, nello spesso tempo, delle grandi domande della vita. Non sono ambiti distinti. Qualcosa di nuovo non si genera solo per un processo tecnico ben riuscito, ma la tecnologia ha bisogno di essere animata, di essere chiaramente caratterizzata dalle domande della vita. È questo che oggi le nuove generazioni possono portare anche come nuovo equilibrio in una situazione che rischia di squilibrarsi a vantaggio dell'assolutizzazione delle tecnologie.
Ecco perché è molto bello e sinteticamente efficace il titolo di questo libro.
InfinitaMente ci ricorda fondamentalmente che il senso dell'impegno universitario come studenti e come docenti è nella capacità di saper leggere nel finito la presenza dell'infinito. InfinitaMente vuol dire che è solo nell'attraversamento della finitezza, cioè nella vita quotidiana con i suoi limiti, che non sono barriere ma sono punti di partenza per un cammino ulteriore, è con la capacità di saper guardare oltre che si determina anche la crescita della scienza e della conoscenza, nonché il progresso nella vita comune e di ciascuno. lnfinitaMente vuol dire che la nostra vita finita e limitata porta con sé un'apertura, che è quella che provoca il cambiamento, e senza la coltivazione di questa apertura il cambiamento non viene. Senza la coltivazione di una novità di vita non c'è cambiamento possibile e non c'è nemmeno un alimento nuovo per l'università.
Il grande merito di questo testo è, in sintesi, proprio nel riproporre la grande aspirazione umana all'infinito, riproponendola senza mai separare la piena valorizzazione della ragione e dei suoi strumenti dalle aspirazioni, dai sentimenti, dalla varietà stessa della vita, bensì mettendo tutto questo insieme. InfinitaMente non è solo un titolo accattivante, ma una indicazione di pensiero e di vita per gli studenti e per tutti. Ci dice che la ricerca dell'infinito non è altro da quel lavorìo della mente umana che è esercizio sempre aperto della ragione. Siamo nel cuore dello sforzo umano di pensare, che è quello che anima ogni esperienza universitaria che possa dirsi veramente tale.

 
Scaffale
Eum Redazione

Per la rubrica "Scaffale" in onda all’interno del "TGR Marche" il 4 settembre 2019 Maria Francesca Alfonsi ha segnalato il volume “InfinitaMente. Lettera a uno studente sull’università” di Luigi Alici.

Guarda la puntata (min. 16.20 ca)
https://bit.ly/2lLrFJq

 
Orizzonti della Marca
Eum Redazione

Università, viverla al meglio. Lettera a uno studente

di Alessandro Feliziani, Orizzonti della Marca, giovedì 16 maggio, p. 3

Non è una sorta di istruzioni per l'uso. È essenzialmente una guida per riuscire a percorrere il tragitto degli studi universitari non solo con il giusto metodo per acquisire i saperi, ma anche come scoperta di sé stessi, dei propri interessi, delle proprie attitudini. Luigi Alici, professore ordinario di filosofia morale all'università di Macerata, ha scritto InfinitaMente. Lettera a uno studente sull’università, probabilmente ispirato dalla trasformazione del mondo universitario negli ultimi decenni e da quella della società, che ha portato molti giovani a concepire gli studi universitari spesso in modo molto diverso rispetto al passato. Rievocando in parte la propria storia personale, l'autore si rivolge all'immaginario studente coniugando – sotto forma di riflessioni – cinque verbi che danno anche il titolo ad altrettanti capitoli del libro. Incontrare («ti invito a fare dello studio e del tempo universitario un’autentica stagione dell'incontro»); comprendere («… non solo un sapere, prima di tutto una metodologia, cioè un metodo avvalorato da un apparato teorico che lo legittima»); ricercare («lasciati accompagnare da un atteggiamento di apertura e ricerca incessante, che è un mix di umiltà e di curiosità intellettuale, di spirito critico, tenacia e lungimiranza culturale»); comunicare («… impara ad esporre il tuo pensiero in modo chiaro, persuasivo e coinvolgente, acquista una sicura padronanza della parola, sappi quando parlare e quando tacere... »); generare («Ti auguro di vivere gli anni dell'università come un 'tirocinio dell'intelligenza', che non dovresti mai archiviare nel corso della vita»). In questo capitolo l'autore affronta un tema basilare, quello della "restituzione" di quanto l'università dà allo studente. Scrive Alici: « ... la vera generatività è una forma creativa di restituzione... non uno scambio, non un 'do ut des', ma 'do ut sis': io do perché tu sia, non perché io abbia» e nel "saluto" finale aggiunge «Ti auguro di donare alla società più di quanto riuscirai a ricevere dall’università».
Il libro, che si presenta con una elegante veste grafica ed è frutto di una accurata fase redazionale, si legge tutto d'un fiato e dovrebbe essere messo in mano ad ogni matricola universitaria con l'invito a portarlo con sé non solo per l'intero ciclo di studi, ma anche oltre.

 
La Bottega di Hamlin
Eum Redazione

di Giorgio Cipolletta, La Bottega di Hamlin, 26 marzo 2019

Una lettera “InfinitaMente” aperta

La vita è fatta di incontri, e proprio nell’incontro che Luigi Alici, professore ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Macerata, cuce con esperienza una lettera rivolta ad uno studente o una studentessa mescolando la biografia dell’autore con una riflessione intima e critica sull’orizzonte offuscato nell’epoca della velocità, dei social, dei big data e della globalizzazione.
InfinitaMente raccoglie dentro un prezioso libro edito da eum, l’University Press di Macerata, un coraggioso e profondo viaggio interiore ed esteriore. L’autore rievoca da un lato la storia (la sua) a cui è appartenuto, il contesto dei movimenti studenteschi del Sessantotto, dei crolli (il muro di Berlino), delle sconfitte (Vietnam), delle “rivoluzioni” hippy, mentre dall’altro troviamo un presente imprevedibile immerso “dentro una realtà virtuale e aumentata”, distratta mancante dei “maestri di un tempo”. In questo radicale cambiamento, dove persino i paradigmi sono stati sostituiti dagli algoritmi, Luigi Alici evoca con forza l’incontro e l’Università “scatolone di esamifici e burocrazia” che dovrebbe invece tornare a recuperare con forza la voce del suo verbo, plurale, dinamico, comprensivo che oltre all’incontrare, contiene anche la possibilità di comprendere per ricercare, poi comunicare ed infine generare.
L’autore cerca di fare della filosofia pratica essenziale tentando di srotolare la matassa intrecciata della complessità ed entrare dentro la specializzazione dei saperi in una ricerca continua e indispensabile superando i confini-ostacoli e i limiti-frontiera (Schranke e Grenze). Il trauma della nuova comunicazione sta nella perdita della relazione autentica di dialogo umanamente reciproco e vivo. Alici si appella a Hans Jonas, Immanuel Kant, a Musil, a Dante e persino a Mozart per generare quell’attitudine fondamentale alla creatività, restituendoci un atteggiamento differente sul mondo e col mondo: sintesi comunitaria e partecipata. È proprio a questo stato di incontro plurale e multiverso che augura allo studente/essa di partecipare con tutte le sue galassie, perché solo così esso con tutti i propri limiti (dell’umano) può sconfinare nell’infinito essere. L’essenza universalis si trova in questa lettera InfinitaMente aperta verso l’altro pronto ad ascoltare senza mai rinunciare all’infinito e sempre in tensione. Infine troviamo in appendice la prolusione del professore Luigi Alici pronunciata il 22 febbraio del 2012 in occasione della Cerimonia inaugurale dell’Università di Macerata durante l’anno accademico 2011-2012. L’autore si rivolge al futuro, lo stesso futuro che guarda curioso lo studente e la studentessa affinché affronti con sensibilità umanistica l’incrocio fra crisi dell’unità del senso e la proliferazione complessa dei saperi post-specialistici desideranti di promesse futuristiche e futuribili, ma poco prevedibili. In questa fase critica dove il caos resta nella sua entropia, il pensiero debole in rapporto alla tecnologia forte ci fa rimanere nudi di fronte al mondo svuotato dalla sua umanità.
L’università dovrebbe (in teoria) fare professione della verità, la ricerca sciogliere la sua libertà incondizionata d’interrogazione, restituendoci così una grammatica essenziale delle origini. Allo stesso tempo non bisogna dimenticare la storia, i sacrifici, per poter sfidare il presente per un futuro pieno e lontano dai domini e dalle autorità, dalle burocrazie tecnico-amministrative soffocanti come nodo al collo lasciandoci senza voce e senza ricerca (di verità). Questa breve ma intensa lettera, estraendo e astraendo con coscienza da “studente-ricercatore-docente” (io) si può trovare nelle parole di Luigi Alici il manifesto per una responsabilità infinitamente necessaria in un momento in cui ideologie manipolatorie, riduzioni analitiche disseminano veleni mortali e rendono la libertà così fragile, quasi a perderla totalmente scontrandosi in una logica tristemente dedita al profitto (debito e credito, for profit) abbandonando quel laboratorio umano, antico, origine del futuro. Infinitamente apre il cuore all’universo della vita universitaria come incontro unico, raro e prezioso fatto di galassie, multi-universi e sogni.

InfinitaMente verrà presentato a Macerata martedì 26 marzo alle 16.00 in C.so della Repubblica 51 (locali Ex Civica Enoteca Maceratese). Dopo i saluti del Rettore dell’Università di Macerata Francesco Adornato e della Presidente delle eum Rosa Marisa Borraccini, interverranno gli studenti Rebecca Marconi, Andrea Minieri e Valentina Pagnanini. Coordinerà l’incontro il Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici Carlo Pongetti e sarà presente l’autore.

https://www.labottegadihamlin.it/2019/03/24/una-lettera-infinitamente-aperta/

 
Avvenire
Eum Redazione

L’Università, un’esperienza dove crescere nell’incontro

di Giuseppe Luppino, Avvenire, 18/12/2018

Professore ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Macerata, Luigi Alici cura assiduamente anche un blog molto seguito: https://luigialici.blogspot.com e ha da pochi giorni dato alle stampe con la Eum–Edizioni Università di Macerata il libro “InfinitaMente. Lettera a uno studente sull’Università”. È un tascabile di 122 pagine, con una copertina che propone l’immagine di una grande sala di biblioteca e una serie di busti, mentre la quarta spiega che oggi la sfida è nella «complessità della conoscenza e specializzazione dei saperi».

- Cosa l’ha spinta a rivolgersi proprio adesso, così direttamente, a uno studente universitario?
- Debbo confessare che questo piccolo libro nasce da una lunga esperienza di docente universitario, che mi ha portato a incontrare tanti volti, tantissime storie: in molti casi, storie di dedizione esemplare allo studio, spesso coronate da riconoscimenti importanti a livello professionale e personale; forse più spesso storie spezzate, per lo studio che s’interrompe, per qualche legittima aspirazione frustrata o più semplicemente per un lento spegnersi nella routine o nel tran tran quotidiano. Nei confronti di tutti ho desiderato riaccendere il gusto e il desiderio degli orizzonti aperti, cercato di restituire profondità e fiducia, soprattutto ai più giovani, che oggi rischiano di guardare al percorso universitario in modo disincantato e opportunistico, quindi già precocemente “vecchio”. E poiché anch’io sono stato studente universitario, non escludo che possa esserci anche una buona dose di autocritica. In questo senso, si tratta di una lettera scritta anche a me stesso.

- Vedo questo volume come una sorta di cuneo che va a infilarsi in un contesto caratterizzato da una crescente diffidenza o violenza nei rapporti umani, cercando di aprire la mente di chi studia. È comunque a un “tu” che lei si rivolge, non solo «a uno studente o una studentessa non troppo immaginari» che circola negli ambienti universitari; è l’attualizzarsi di un rapporto, un incontro che lei fa con un soggetto presente, invitandolo a ben “discernere”, giusto?
- Anche il sapere può diventare – e spesso diventa – una forma di alienazione, forse più sofisticata di altre, quando, anziché mettersi al servizio della relazione tra le persone, si trasforma in un totem, in un passepartout, in un idolo carrieristico… Attraversare un periodo decisivo della propria vita con questa falso obiettivo significa sbagliare tutto. Per questo il primo “verbo” che dovremmo imparare a coniugare in università è “incontrare”: incontrare le persone, oltre le barriere dello spazio, del tempo e delle ideologie, significa incontrare l’Altro, incontrando anche se stesso. Senza quest’orizzonte inesauribile non c’è stupore, non c’è ricerca, non c’è restituzione, non c’è “Il futuro prima che arrivi”, secondo il motto della mia Università.

- Lei cita, a un certo punto, Pascal: «l’uomo è a se stesso l’oggetto più prodigioso della natura», e dice che da qui nasce la vocazione anomala a pensare e a vivere “InfinitaMente”. È qui la chiave di volta, secondo me, del libro: scoprire che siamo fatti per l’Infinito, che la ragione e il cuore, la natura tutta dell’uomo è rapporto con l’Infinito. E il suo invito finale è a «seminare e coltivare insieme, che non è il modo peggiore di restituire un futuro alle nostre origini».
- Il paradosso dell’Università nasce precisamente dalla capacità di riconoscere che il futuro dipende dalle origini; solo una prospettiva di ricerca integrata e unificata del senso può restituire valore a ogni forma di sapere settoriale. Universitas, non Multiversity. Quando si dimentica questa verità e la tecnologia tende a prendere il posto della scienza o gli strumenti pretendono di asservire i fini, il futuro nasce già vecchio. Su questo punto ha ragione Pascal: l’infinito non è una possibilità omologabile ad altre, ma esprime l’intero dell’umano, nella sua eccellenza. Vivere “infinitaMente” è l’unico modo per essere all’altezza della nostra vocazione.

 
Pagina:1