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La lingua del teatro fra d’Annunzio e Pirandello
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Scrittori per molti aspetti antitetici, d’Annunzio e Pirandello si sono misurati con la scena teatrale facendone anche il banco di prova delle rispettive concezioni linguistiche. La lingua come sonorità lirica e la riformulazione attualizzata delle suggestioni del dramma classico hanno permesso a d’Annunzio di sospendere il suo teatro in uno spazio metastorico. La prosa borghese di registro medio e neutro, corroborata dalla nuova espressività dei mezzi di comunicazione, sta a fondamento del teatro di Pirandello. Linguisti, italianisti e uomini di teatro, dalle loro diverse prospettive, riflettono nei contributi raccolti in questo volume su uno snodo drammaturgico di fondamentale importanza, che ha decretato e continua a decretare il successo della proposta pirandelliana, relegando sempre più ‘fuori scena’ la troppo letteraria soluzione dannunziana. Una questione complessa, calata com’è in una stretta contiguità cronologica; irriducibile a facili schematismi, poiché la convergenza/divergenza delle due opzioni parrebbe sottendere più punti di contatto/attrito, lungo un’ardita traiettoria di sperimentazione estendibile anche ad altre esperienze teatrali in quello stesso arco di tempo.
Laura Melosi ricercatrice di Letteratura italiana all’Università di Macerata, insegna Storia della critica letteraria italiana. Tra le sue pubblicazioni, Anima e scrittura. Prospettive culturali per Federigo Tozzi (1991), l’edizione del Carteggio Giordani-Vieusseux (1997), saggi su Alfieri, Foscolo, Palazzeschi, Ungaretti. Ha curato il volume Leopardi a Firenze (2002) e, in collaborazione, gli atti Memoria e infanzia tra Alfieri e Leopardi (2004) e Le forme del narrare (2004).
Diego Poli è Professore ordinario di Glottologia e Linguistica all’Università di Macerata. Le sue ricerche coprono gli ambiti di varie lingue, fra cui le celtiche, le germaniche, le classiche, nonché alcuni aspetti della storia della linguistica, della linguistica gesuitica, della grammatica nell’antichità e nel Medio Evo. Si è occupato di problemi della lingua in Italia, riguardo alle questioni teoriche in Dante e alla maturazione della sensibilità linguistica nell’argomentazione critica fra Otto e Novecento.
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