di Stefano Gardini, Bibliothecae.it, 14 (2025), 1, 278-282, DOI <10.6092/issn.2283-9364/22257>
Credo di non essere il solo ad aver a lungo pensato che, come scrive Isabella Zanni Rosiello, quella degli archivi «è una storia che non di rado rimane nascosta» che, se svelata, «sembra interessare pochi addetti ai lavori» (Archivi e memoria storica, Bologna 1987, p. 44). Tutte le opinioni e le convinzioni prima o poi devono essere messe in discussione e in qualche modo aggiornate, riviste o addirittura superate, anche quelle più granitiche.
Credo che il volume di cui si scrive oggi possa rappresentare un concreto passo avanti in questo percorso dialettico. Dovremmo forse cominciare a convincerci che la storia degli archivi possa trovare nel mondo di oggi una sua dimensione più inclusiva, rispetto a pubblici fino a qualche tempo fa inimmaginabili. Non mi riferisco a quell’archival turn che negli ultimi decenni ha favorito ricerche e pubblicazioni sul tema, spesso con la legittima ambizione di costruire quadri di una certa ampiezza ed estensione cronologica, come per contribuire ad una storia sociale della produzione, tenuta e conservazione documentaria. Ho piuttosto in mente il ruolo che può essere giocato da singole storie di specifici archivi quelle che, appunto, noi archivisti solitamente ricostruiamo a margine dell’attività di riordinamento e che dispensiamo nelle pagine dell’introduzione di un inventario, con parsimonia, dopo una severa selezione informativa volta a raggiungere un buon equilibrio tra completezza ed efficacia. Questo volume però non è un inventario, sebbene in qualche modo sia – ma lo si vedrà oltre – uno strumento di ricerca; non è neppure una monografia storica sui Farne-se, una delle famiglie principesche più importanti della storia d’Italia. Per afferrarne la novità occorre presentarne la struttura e i contenuti…
https://bibliothecae.unibo.it/article/view/22257/19782