«La scuola nel racconto di ex alunni e insegnanti»
di Alessandro Feliziani, Orizzonti con libri, Orizzonti della Marca, p. 3
La storia personale di ognuno di noi è ricca di tanti piccoli episodi che spesso serbiamo dentro e che, proprio per questo, sono destinati a perdersi per sempre. Episodi che sembrano importanti solo per chi li ha vissuti, ma che, invece, uniti a quelli di tutti gli altri possono fare una “grande storia”. Un esempio è la storia della scuola, di come essa è cambiata nel tempo. A Macerata, il museo “Paolo e Ornella Ricca”, istituito dall’università, raccoglie e custodisce materiali in uso nelle scuole italiane nei primi sessant’anni del ’900: cattedra, banchi, lavagna, cartelle, pennini, calamai, quaderni, sussidiari e anche oggetti legati alle punizioni corporali degli alunni indisciplinati. Tutti oggetti e suppellettili che ora in un certo qual modo si animano attraverso le testimonianze orali di una cinquantina di ex alunni e insegnanti, nati tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso, che la giornalista maceratese Lucia Paciaroni ha raccolto e pubblicato in un volume edito da Eum per la collana «History of education & children’s literature», diretta da Roberto Sani e Anna Ascenzi.
Partendo dal processo di rinnovamento maturato nell’arco di oltre un secolo nell’ambito della ricerca storico-educativa, l’autrice dimostra come l’utilizzazione di fonti orali sia fondamentale nella ricostruzione storiografica, specie per quanto riguarda la storia della scuola che – salvo sporadici casi di pubblicazioni a carattere biografico – è cristallizzata su provvedimenti ufficiali, leggi, circolari e sistemi pedagogici codificati. I ricordi dei protagonisti che si sono seduti sui banchi o sulla cattedra (a volte, come nelle testimonianze raccolte in questo libro, su entrambi i fronti) fanno sì che la storia dell’educazione si inserisca a pieno titolo nella storia politica e soprattutto sociale di un paese.
Da diverse testimonianze, emerge anche l’importante ruolo svolto dall’istituto magistrale “Costanza Varano” di Camerino, dove si sono formati molti insegnanti di scuola elementare. Fernando Mattioni (classe 1934) di Pieve Torina ricorda il suo primo incarico di maestro all’istituto di rieducazione per minori “Fiorelli” di Visso, ma rammenta anche la sua infanzia di scolaro, quando uno degli “scherzi” che i maschi facevano alle femmine – Mattioni però precisa «... io non l’ho mai fatto» – era quello di “intingere” la treccia di capelli nel calamaio. Lorenzo Corradetti (classe 1927) di San Severino ricorda il primo anno di insegnamento alla scuola rurale di Elcito, raggiungibile a piedi percorrendo per più di mezz’ora un viottolo di montagna. D’inverno, oltre al disagio della neve, per riscaldare la pluriclasse doveva procurarsi anche la legna nel bosco vicino la scuola. Tempi eroici della scuola italiana.