Postille biografiche per Giacomo Leopardi
Di Roberto Barzanti, Il ponte. Rivista di politica economica e cultura fondata da Piero Calamandrei, anno LXXX, n. 1, gennaio-febbraio 2024, pp. 160-170
Giacomo Leopardi sarà protagonista sul piccolo schermo nella miniserie in due puntate che Sergio Rubini sta ultimando di montare per il servizio pubblico. Il sottotitolo Vita e amori del poeta promette un racconto dai languidi toni sentimentali. C’è da temere che il grande poeta-pensatore di Recanati divenga sempre piú oggetto di un consumo facile: una delle maschere della confusa “società dello spettacolo” che ogni vicenda impagina ubbidendo a sensazionalismi e curiosità ben lontani da un’onesta adesione storico-filologica. Dal punto di vista critico sono decollate addirittura due collane con un identico titolo, Leopardiana, che attestano prospettive di ricerca di ottimo livello, del tutto immuni da un corrivo uso mediatico. Mi riferisco ai dieci titoli apparsi presso Mimesis edizioni (Milano-Udine) nella collana diretta da Gaspare Polizzi e ai Testi e Saggi della serie in uscita da tempo sotto l’autorevole direzione di Laura Melosi presso Eum (Edizioni dell’Università di Macerata). (…) La Leopardiana di Macerata, promossa dalla Cattedra Giacomo Leopardi, «accoglie – si esplicita nel programma ufficiale – edizioni critiche o filologicamente accertate, commenti alle opere in prosa e in poesia, contributi esegetici, approfondimenti di carattere biografico, storico, culturale» e si prefigge di valorizzare «le proposte dei giovani ricercatori nell’ambito delle attività didattiche della Cattedra Giacomo Leopardi e di quelle di valorizzazione promosse dal Centro nazionale di studi leopardiani di Recanati e in generale dal contesto vivace degli studi attuali».
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Sfogliando i Carteggi leopardiani inediti Prospero Viani e la famiglia Leopardi curati da Lorenzo Abbate (Macerata, eum, 2016, pp. 236) si ha la riprova di quanto sia stata complicata la meritoria ricerca di Prospero Viani per una prima edizione degli scambi epistolari di Giacomo. E si constaterà come talvolta, insieme a quesiti di ordine filologico, si incontrino aperture di tutt’altro tenore. Leopardi era diventato un eroe di culto per molti giovani impegnati nell’epica risorgimentale.
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Nella «Leopardiana» diretta da Laura Melosi è comparso un quinto volume della sezione Studi di innovativo interesse: Gioele Marozzi, Percorsi dell’Epistolario di Giacomo Leopardi. La storia e le carte riemerse (Macerata, eum, 2023). Il volume dà conto di una ricerca di enorme portata, anche per la sua mole. Morozzi in tre anni di lavoro ha fatto una ricognizione dei manoscritti leopardiani autografi e idiografi dedicandosi in maniera specifica a quelli non conservati a Napoli presso la Biblioteca Nazionale ma esaminando quanti sono disseminati in almeno 85 enti pubblici in Italia e nel mondo: in tutto si tratta di circa diciassettemila pagine. «Dalla fine dell’800 – ha raccontato Marozzi a Martina Milone in un’intervista a «Il Fatto Quotidiano» del 15 novembre 2021 – ci sono stati quattro o cinque tentativi di questo respiro, tutti incompiuti. Per questo, con l’occasione del bicentenario dalla composizione de L’infinito, caduto nel 2019, il Centro nazionale di studi leopardiani dinamicamente presieduto da Fabio Corvatta ha ideato insieme alla Biblioteca Nazionale di Napoli il progetto: catalogare tutte le carte del fondo delle Carte Leopardi dando vita alla Biblioteca digitale leopardiana. Un lavoro cominciato inizialmente da Napoli che ben presto si sarebbe mosso su due binari: da una parte la biblioteca campana avrebbe catalogato e digitalizzato il proprio fondo, composto da circa undicimila pagine, di cui quasi cinquemila relative al solo Zibaldone, dall’altra un progetto parallelo, da realizzare sulla restante parte delle pagine (circa 6.000) sparse in giro per il mondo».
«Nel 2018 la scuola di dottorato dell’Università di Macerata ha attivato insieme con la Regione Marche e l’azienda falconarese Filippetti un progetto cofinanziato – spiega ancora Marozzi – L’obiettivo era occuparsi di tutti gli altri enti del mondo che ospitano carte leopardiane. Quindi è stato proposto di fare, appunto, una catalogazione e digitalizzazione dei manoscritti autografi conservati fuori dalla Nazionale di Napoli». Il Covid-19 ha rallentato l’operazione, ma risultati sostanziali sono stati ottenuti in vista di quella Biblioteca digitale complessiva che permetterà a chiunque di accedere ai manoscritti e averli sott’occhio.
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Nell’ambito della critica stilistica spicca La dolcezza ed eccellenza degli stili. Sulle Operette morali di Leopardi (Macerata, Eum, 2020) di Laura Melosi, che raffronta la varietà dei registri padroneggiata dal poeta, la cui consapevolezza linguistica e retorica «diventa massima quando c’è in gioco l’invenzione e la definizione di quella prosa filosofica di cui l’Italia difettava e che le Operette morali le avrebbero dato, o quantomeno dovuto dare, nelle intenzioni e convinzioni del loro autore» (p. 32)
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