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«Fiducia nell’uomo e nell’intelligenza umana»

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20,00 €

  • Autore Luigiaurelio Pomante
  • Codice ISBN (print) 978-88-6056-445-0
  • Linea Editoriale eum dir
  • Numero pagine 403
  • Formato 14x21
  • Anno 2015
  • Editore @2015 eum edizioni università di macerata
Il mestiere di storico
Eum Redazione

di Marta Margotti, Il mestiere di storico, VIII / 2, 2016, p. 213

"Gli orientamenti intorno alla politica universitaria emersi nella Federazione universitaria cattolica dalla sua fondazione, negli anni '90 dell'800, fino al 1968 sono al centro del libro che intende approfondire un aspetto in genere marginalmente considerato nei numerosi studi sui rami intellettuali dell'Azione Cattolica. L'ampio volume inserisce, infatti, il dibattito della Fuci sull'università all'interno delle vicende complessive della Federazione, considerando i condizionamenti provenienti dalle gerarchie ecclesiastiche e dalle altre organizzazioni cattoliche e i rapporti con le autorità politiche, ma anche l'influenza esercitata dalle posizioni dell'associazione degli universitari all'interno della Chiesa italiana..."

http://www.sissco.it/il-mestiere-di-storico/

 
History of Education & Children’s Literature (HECL) XI/1 2016
Eum Redazione

Michel Ostenc recensisce il volume «Fiducia nell’uomo e nell’intelligenza umana» sulle pagine di «History of Education & Children’s Literature» (HECL), XI/1 2016, pp. 552-555.

La recensione è disponibile nella sezione Download.

 
Annali di Storia delle Università Italiane
Eum Redazione

di Simona Salustri, Annali di Storia delle Università Italiane, anno XXI, n. 21, 1/2017, pp. 227-229

Viene pubblicato per il Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia, nella collana Biblioteca di "History of Education and Children's Literature» diretta da Roberto Sani e Anna Ascenzi, un altro bel volume di Luigiaurelio Pomante.
L’autore si occupa nel caso specifico della storia della Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci) dalle sue origini fino al 1968. Già dall'indice ci troviamo di fronte a date periodizzanti, avvenimenti e nomi che hanno segnato la storia dell'organizzazione cattolica e più in generale del nostro Paese. Che non si tratti però di una ricostruzione sulla scia dei più tradizionali studi sulla Fuci - come non citare Maria Cristina Giuntella o Renato Moro - è evidente sin dal titolo scelto dall'autore, che richiama un importante discorso tenuto in occasione del sessantesimo anniversario della Federazione dall'ex presidente nazionale, allora ministro di Grazia e giustizia, Aldo Moro.
Grazie ad un'attenta ricerca d'archivio Pomante incentra il suo lavoro sulle scelte in materia di istruzione superiore e di politica universitaria intraprese dalla Fuci sin dal 1896, anno della sua fondazione, e sposta il focus della ricerca su un terreno meno esplorato dalla storiografia.
Sono almeno due i momenti storici sui quali vale la pena soffermarci per meglio comprendere la novità di questo approccio.
Il primo periodo risale agli anni del fascismo, non a caso definiti dall'autore gli «anni del consenso», durante i quali la Fuci dovette affrontare diverse crisi interne dovute essenzialmente ai contraddittori legami instaurati con il regime. Lo scontro con i Gruppi universitari fascisti e l'allora debolezza dell'associazione cattolica sono dimostrati dal tentativo di portare avanti «una tranquilla convivenza con il regime» (p. 175). L’oggettiva difficoltà di mantenere una certa autonomia divenne ancor più evidente con lo scoppio della guerra di Etiopia, alla quale concorse una generale mobilitazione anche dei giovani e alla quale la Fuci dovette adeguarsi, come era auspicato da molti suoi iscritti, nonostante la sua contrarietà di principio. Tra i cattolici lo slancio militarista venne giustificato con l'amor di patria cui erano stati educati i giovani anche all'interno del mondo cattolico; si trovava così la perfetta sintonia tra spirito cristiano e fascismo. Fu, nel 1939, l'elezione di Aldo Moro alla presidenza della Fuci ad imprimere un importante cambiamento nei rapporti tra associazionismo universitario cattolico e regime fascista. Il nuovo presidente, che rimase in carica fino al 1942, seppur cresciuto durante gli anni del regime, rappresentò una svolta rispetto al passato prossimo; l'apertura verso i maggiori filoni culturali del tempo offrì alla Fuci l'occasione di ridefinire la propria identità all'interno della moderna società di massa. Un'apertura letta come forma di distacco politico dal regime fascista e quindi criticata anche dalle gerarchie vaticane che spingevano per una maggiore clericalizzazione dell'Azione cattolica e una sua conseguente spoliticizzazione. L’azione di Moro si mosse proprio in questo delicato contesto culturale e politico lungo varie direttrici, tra cui l'allargamento dell'intervento della Federazione all'intero mondo universitario, indispensabile per non chiudersi in un settarismo confessionale o in un passivo distacco dagli obblighi morali che i cattolici dovevano rispettare. Nell'università alle soglie del secondo conflitto mondiale il presidente generale cercò in questo modo di tenere insieme il messaggio cristiano, rivolto sia agli studenti che ai docenti degli atenei italiani, e lo slancio bellicista tipico anche della gioventù fucina, sebbene la sua opera, come bene sottolinea Pomante sulla scia della lettura di Renato Moro, non possa essere interpretata all'insegna di una piena presa di coscienza antifascista e di un lungimirante sguardo sul futuro.
Il secondo periodo della Fuci che è rilevante considerare è quello relativo al convegno di studio che si tenne a Salerno nel 1948 sulla situazione universitaria italiana, segno evidente che l'interesse dei fucini per l'alta cultura poteva essere la strada migliore per riappropriarsi di un passato segnato dal periodo fascista e tornare in contatto con le giovani generazioni. Il convegno di Salerno, per il quale esistono molti documenti, prodotti durante i lavori preparatori, non gode di una pubblicazione specifica e l'autore, utilizzando le numerose e variegate fonti presenti, ci restituisce la centralità di questo incontro. Non si trattava, come veniva detto, di costruire una costituente universitaria cattolica, ma di affrontare a tutto tondo, anche grazie alla presenza di alcuni giovanissimi, l'esperienza dell'università italiana del dopoguerra; il materiale preparatorio venne quindi messo a disposizione degli studenti che vi presero parte. Pomante ci conduce nella lettura di questa mole di documenti dai quali emergono alcuni elementi molto interessanti sulla situazione non solo religiosa, ma anche politica, culturale ed economica degli studenti di oltre 20 sedi universitarie italiane. Nell'ottica cattolica le università venivano catalogate a seconda della loro vicinanza al modello spirituale fucino: all'anticlericalismo spietato dell'Università di Pavia facevano da contraltare ad esempio università come Cagliari, Camerino o Napoli. Mentre per quanto riguarda la componente studentesca le relazioni classificarono gli atenei in rapporto alle diverse tendenze politiche dell'associazionismo universitario. L’analisi fucina non si fermava però solo a questi aspetti; dall'indagine emergeva infatti anche il livello culturale delle singole sedi universitarie, si valutava la preparazione degli studenti come la loro affezione agli studi. Inoltre, l'ufficio per l'assistenza universitaria della Fuci presentò un'importante raccolta di dati relativi alle situazioni assistenziale ed economica degli studenti della Penisola. Da queste stime emergevano la difficile situazione economica vissuta dagli universitari nell'immediato dopoguerra e l'esigenza di migliorare sia le strutture di accoglienza, quali le case dello studente, sia le mense.
I molti aspetti scaturiti dall'analisi dei dati raccolti permisero l'articolazione del convegno in quattro sessioni con otto diversi interventi in ognuno dei quali venne analizzato un aspetto specifico della realtà universitaria. Più delle altre la relazione di Carlo Alfredo Moro mise in luce quelle che venivano ritenute le colpe dell'università, nella quale regnavano la confusione e il disagio poiché non si era riusciti a «trovare un ordinamento interno e di studi adatto ai bisogni del mondo d'oggi» (p. 266). La scarsa moralità dei professori, abbinata alla disorganizzazione, rendeva l'università italiana caotica e in forte crisi da un punto di vista strettamente morale. Si imputava alle università l'incapacità di distinguere tra un piano strettamente spirituale-religioso e una penetrazione ideologico-partitica che impediva ai cattolici di riprendere il loro istituto all'interno dell'alta cultura. A ciò corrispondeva un vuoto morale negli studenti che trovavano sempre più difficile rintracciare un ideale al quale conformarsi. Si auspicava quindi una maggiore collaborazione tra tutti gli studenti cattolici nell'intento di creare una vera e propria comunità universitaria priva di settarismi, in grado di favorire l'accesso dei cattolici meritevoli anche alla carriera universitaria. Anche secondo Piera Lado, presidentessa della sezione femminile della Fuci, la collaborazione tra studenti, estesa in alcuni casi anche ai docenti, sarebbe stata il primo passo al fine di contrastare la scarsa consapevolezza che gli stessi studenti avevano del mondo universitario e la loro incapacità di valutare pienamente le proprie attitudini e quindi di scegliere i corsi a loro più congeniali. Persino i docenti non venivano sottratti a pesanti critiche: ad essi veniva riconosciuta una degna preparazione culturale, ma erano manchevoli nel ruolo di insegnanti e maestri, capaci di intervenire su una formazione completa che non poteva escludere il piano morale. Dopo un intenso convegno, le giornate salernitane si chiusero con un'esortazione rivolta al mondo cattolico affinché l'opera della Fuci tornasse ad essere centrale nel ricostruire le basi sulle quali rifondare il ruolo dei cattolici all'interno delle università italiane e ridare spazio ad un'azione che non solo avrebbe dovuto incidere sulla risoluzione dei problemi universitari, ma avrebbe dovuto concorrere alla formazione della futura classe politica italiana.
I due momenti della storia della Fuci su cui ci siamo soffermati bene rappresentano l'interesse della Federazione verso i problemi universitari ed evidenziano l'importanza dell'approccio scelto per questa ricostruzione storica.
Chiudono il libro un'appendice documentaria, grazie alla quale è possibile leggere direttamente una serie di documenti utilizzati dall'autore, e l'elenco dei presidenti nazionali della Fuci per l'intero periodo preso in esame in questo ricco ed interessante volume.

https://www.mulino.it/riviste/issn/1127-8250

 
Estudios sobre educación
Eum Redazione

di Roberto Sani, Estudios sobre educación, 32, 2017, pp. 238-240

É ste es un nuevo título de la prestigiosa colección internacional Biblioteca di “History of Education & Children’s Literatura”, dirigida por Roberto Sani y Anna Ascenzi. Su autor, apoyándose en un amplio elenco de fuentes archivísticas e impresas, estudia con todo detalle los avatares de la asociación que agrupó a los universitarios católicos italianos, desde su fundación hasta mediados del siglo XX. Al mismo tiempo, traza una rigurosa y cuidada reconstrucción de los principios y las opciones que, en lo relativo a la política universitaria y la organización de la enseñanza superior, caracterizaron a la FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), desde sus orígenes, pero sobre todo durante el ventenio fascista y en la Italia democrática y republicana de los años cincuenta y sesenta.
Surgida en 1896 como entidad orientada a fomentar los principios católicos entre los estudiantes universitarios trasalpinos, y para contrarrestar el laicismo y el anticlericalismo que dominaban por entonces la vida académica, la FUCI persiguió ante todo, durante sus primeros veinte años de vida, consolidarse como asociación.
Solamente tras la Primera Guerra Mundial se materializó un cambio de orientación ciertamente decisivo para el compromiso y el modus operandi de la Federación. A la postre, los universitarios católicos tuvieron súbitamente que enfrentarse a los mismos problemas que aquejaban al resto de los alumnos: el duro proceso de reincorporación a la vida civil de los excombatientes, la adaptación de los planes de estudio en sintonía con la evolución de la sociedad, y singularmente la crisis de los valores culturales y éticos que se estaba produciendo entre los jóvenes europeos. Probablemente, por primera vez en su historia, la FUCI logró concentrar su atención en el mundo universitario, intentando identificar problemas, dificultades, anomalías, pero sobre todo tratando de idear soluciones y medidas concretas que podrían haber mejorado la situación.
Sin embargo, en 1922 comenzó la inexorable ascensión del fascismo, y el proceso que llevó a la consolidación de un régimen totalitario. De manera inevitable, la asociación tuvo que enfrentarse a quienes disfrutaban del viento favorable. A pesar la dura represión impuesta por el régimen durante los años posteriores, los universitarios católicos lograron por lo general mantener su identidad asociativa propia, y en particular su autonomía respecto de las organizaciones oficiales (los llamados GUF, es decir, Gruppi Universitari Fascisti). Fue decisiva para ello la sabia y prudente orientación de Igino Righetti, y del asistente eclesiástico Giovanni Battista Montini (el futuro Pablo VI), que rigieron los destinos de la Federación durante casi una década (desde el curso 1925-25 hasta el de 1934-35). Duramente hostigada por el régimen de Mussolini, y convertida en blanco de polémicas y agresiones, la FUCI, como muestra en el cuarto capítulo Pomante, tuvo durante la Segunda Guerra Mundial un destacado papel en el ámbito educativo y cultural.
Sin embargo, la caída del régimen fascista, el 25 de julio de 1943, y el comienzo de la lucha partisana y la guerra de liberación, plantearon la urgencia de constituir una nueva clase política. No fue una casualidad que Aldo Moro y Giulio Andreotti, junto con una numerosa y selecta cohorte de estudiosos, catedráticos y profesionales, engrosasen progresivamente la militancia de la recién nacida Democracia Cristiana, el partido fundado por Alcide De Gasperi el 8 de septiembre de 1943, el cual, gracias al firme apoyo de Pío XII y del episcopado italiano, acabaría poniéndose al frente del nuevo Estado democrático y republicano. En lo que a este periodo respecta, son muy relevantes dentro del libro de Pomante los tres sustanciales capítulos conclusivos, en los que examina el papel desempeñado por la FUCI en el seno del sistema universitario entre 1945 y 1968.
A raíz de la Segunda Guerra Mundial, la Universidad italiana tenía una situación económica inestable e insostenible, y un fuerte endeudamiento, muchos de sus edificios habían sido saqueados o destruidos, y las infraestructuras científicas estaban dañadas o al menos anticuadas. En medio de esta compleja situación se planteaba el problema de una reconstrucción democrática que estuviera fundada en un consenso generalizado. En esta operación de rehabilitación moral y civil del país conducida por los católicos tuvo también un papel fundamental la FUCI, cuya aportación resultó en verdad decisiva.
Durante la posguerra y la primera mitad de los años cincuenta, la FUCI se concentró en recuperar la participación democrática de los estudiantes, con el afán de que la Universidad fuese un ámbito experimental de debate proyectual, donde familiarizarse con los problemas reales, en buena medida al margen de las ideologías contrapuestas y los partidos políticos. En este sentido, se reveló fundamental y decisivo el Congreso de Salerno, que tuvo lugar en 1948, bajo el título “La situación universitaria italiana”. Durante él, los miembros de la FUCI pudieron analizar con calma el estado de sus instituciones, determinar sus carencias y reivindicar “la necesidad de afrontar todos los problemas de la investigación científica desde la perspectiva del conjunto del hombre en tanto que ser espiritual” (p. 257)
En particular, bajo la égida de Carlo Alfredo Moro (1947-1949) y Romolo Pietrobelli (1949-1955), la FUCI procuró exigir a la clase política italiana, con una inspiración fuertemente católica, que se tomase en serio los problemas de la enseñanza superior y tratase de resolverlos. Sólo a finales de los años cincuenta ésta entró en una fuerte crisis “por la puesta en cuestión simultánea de las tres razones esenciales de su existencia: la eclesial, la universitaria y la federativa ” (p. 353).
En particular, en lo relativo a su carácter universitario, la Federación entró en una fase de profunda incertidumbre, cosa que por lo demás sucedió durante el mismo periodo con el resto de movimientos equiparables. La explicación es que, sobre todo a raíz de la liberalización del acceso a los estudios sancionada por la ley 910 de 1969, y la consiguiente democratización de la enseñanza superior, había sido dinamitada la “vieja” universidad, que desde sus orígenes había sido el ámbito en el que la FUCI venía operando, sin que, a pesar de ello, hubiese tomado cuerpo una “nueva” institución, con un perfil definido.

https://www.unav.edu/publicaciones/revistas/index.php/estudios-sobre-educacion/issue/view/440

 
Archives de sciences sociales des religions
Eum Redazione

di Michel Ostenc, “Bulletin bibliographique”, Archives de sciences sociales des religions, octobre-décembre 2016, n° 176, pp. 368-370. © Éditions de l’École des hautes études en sciences sociales, Paris ISSN 0335-5985 ISBN 13 978-2-7132-2679-3

L’histoire de la Federazione Universitaria Cattolica Italiana est bien connue (M. C. Giuntella, La FUCI tra modernismo, partito popolare e fascismo, Rome, Studium, 2000 ; G. Marcucci Fanello, Storia della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, Rome, Studium, 1971 ; R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologne, Il Mulino, 1979 ; F. Malgeri (a cura di), FUCI: coscienza universitaria, fatica del pensare, intelligenza della fede. Una ricerca lungo 100 anni, 1996). Luigiaurelio Pomante se propose d’étudier particulièrement les réactions de l’association étudiante catholique face à la politique universitaire, notamment pendant la période de reconstruction du second après-guerre dans les années 1950-1960. Il s’y emploie en utilisant de nombreux fonds documentaires, en particulier les archives de la présidence de la FUCI conservées auprès de l’Institut Paul VI à Rome qui possède les actes des colloques annuels de cette organisation.

En dépit du rejet d’un nationalisme incompatible avec les principes chrétiens, beaucoup de jeunes catholiques italiens furent emportés par le mouvement patriotique de 1915 et la FUCI dut affronter par la suite les multiples problèmes du premier après-guerre. Pour la première fois de son existence, elle fut invitée à réfléchir sur un renouveau du système universitaire et elle accentua la formation militante de ses adhérents ; mais elle se heurta aux réticences de l’Action catholique dont elle dépendait et qui redoutait ses velléités autonomistes. Avec l’accession de Mussolini au pouvoir, la FUCI subit les attaques et les violences du fascisme intransigeant et elle dut préserver son indépendance menacée par les organisations étudiantes du nouveau régime. La nomination de Gian Battista Montini comme assistant ecclésiastique et celle d’Iginio Righetti à la présidence de l’organisation, tous les deux considérés comme des « hommes du Vatican », marqua son insertion totale dans les rangs de l’Action catholique. La FUCI obéit à un programme de discipline morale et spirituelle étranger à tout engagement politique, mais orienté vers la prise de conscience d’une responsabilité intellectuelle et sociale. Elle n’était plus qu’une organisation apolitique ne disposant que d’une capacité réduite de pénétration dans la jeunesse étudiante. L’historiographie a inventé la notion d’« afascisme » pour caractériser l’attitude des milieux catholiques italiens qui éprouvaient peu de sympathie pour la politique de Mussolini sans la combattre activement (R. Moro, Afascismo e antifascismo nei movimenti intellettuali di Azione cattolica dopo il 1931, « Storia contemporanea », 1975, p. 733-799).

Après une longue période de consensus, jalonnée d’adhésions ponctuelles à la conquête de l’Éthiopie et à la « défense de la chrétienté » pendant la guerre d’Espagne, l’histoire de la FUCI connut un tournant en 1939. La présidence d’Aldo Moro symbolisait l’arrivée d’une nouvelle génération élevée pendant la dictature et participant pleinement aux activités de Gruppi Universitari Fascisti (GUF) dépendant directement du parti. Aldo Moro lui-même avait participé aux Lictoriales de Palerme en avril 1938 et s’était classé cinquième au concours de « Doctrine du fascisme » ; mais ces jeunes catholiques témoignaient de leur attachement à leur foi en émettant des réserves à l’égard des positions les plus radicales du fascisme intransigeant. Ils défendaient un catholicisme romain, tout en préconisant son insertion dans les formes les plus avancées de la société industrielle. Aldo Moro affirma davantage la présence de l’organisation étudiante dans l’université et lui donna une nouvelle dimension religieuse fondée sur l’engagement personnel et la responsabilité de l’homme moderne (R. Moro, Aldo Moro negli anni della FUCI, Rome, Studium, 2008). Cette orientation annonçait l’importance qu’Aldo Moro devait donner plus tard aux fondements moraux et religieux de l’engagement politique ainsi qu’à la formation civique et démocratique des jeunes générations. Toutefois, les difficultés s’accumulaient pour les organisations catholiques. La marche au totalitarisme du régime fasciste s’accompagnait d’une reprise de son anticléricalisme et Pie XII choisit une attitude pleine de prudentes expectatives à l’égard d’une Action catholique toujours suspecte pour la dictature.

La déclaration de guerre du 10 juin 1940 fut accueillie dans un élan patriotique de commande ; mais la FUCI s’efforça de trouver des motifs de présence chrétienne parmi les combattants afin qu’un engagement moral et spirituel pût survivre à l’effondrement politique et social qui se profilait. Le mandat de Giulio Andreotti (1942-1944) à la présidence de l’organisation étudiante fut caractérisé par une forte empreinte sociale qui dénonçait un embourgeoisement de la jeunesse catholique en complète négation des principes évangéliques. Tout en désavouant les campagnes fascistes destinées à susciter la haine de l’ennemi, la FUCI ne pouvait souhaiter une défaite qui signifiait la mort de tant de jeunes Italiens ; mais en agissant sur les consciences, elle réussit à former une génération de jeunes catholiques dont la diversité des orientations politiques n’empêchait pas un idéal commun.

La FUCI participa à la reconstruction civique et morale du pays après 1945. La longue marche de l’organisation étudiante à travers le fascisme avait rompu ses liens avec le mouvement démocratique et elle revendiqua auprès de l’Église des principes idéologiques susceptibles de permettre au catholicisme d’asseoir son emprise sur de larges couches de la société. L’Italie devait compter au cours des décennies de l’après-guerre trois présidents de la République, sept présidents du Conseil et un nombre considérable de ministres formés dans l’organisation de jeunesse universitaire catholique ; mais, pendant que le « Movimento laureati » fournissait une grande partie des militants politiques de la Démocratie chrétienne, la FUCI privilégiait à nouveau une orientation plus pédagogique et religieuse (Ouvrage collectif, In ascolto della storia. L’itinerario dei « Laureati cattolici »: 1932-1982, Rome, 1984). L’auteur accorde une importance fondatrice à l’enquête ordonnée par le ministre Guido Gonella pour la réforme de l’école. L’université occupa ainsi une place essentielle dans les débats de la FUCI en 1948. La situation n’était plus celle du premier après-guerre où les catholiques étaient minoritaires et se heurtaient à des positions anticléricales dominantes

Les travaux de la commission de la réforme de l’école ont déjà été étudiés (G. Chiosso, Motivi pedagogici e politici nei lavori dell’inchiesta Gonella (1947-1949), « Pedagogia e Vita », 45 (1983-1984), no 3, p. 295-321 ; L. Pazzaglia, Ideologie e scuola fra ricostruzione e sviluppo (1946-1958), in : L. Pazzaglia (a cura di), Chiesa e progetto educativo nell’Italia del secondo dopoguerra (1945-1958), Brescia, La Scuola, 1988). L’auteur complète ces travaux par un examen approfondi des communications présentées aux différents colloques de la FUCI. La nouvelle génération des années 1950 cherchait une adaptation de l’enseignement aux bouleversements socio-économiques qui transformaient profondément l’Italie. La FUCI s’efforça de développer l’esprit associatif parmi les étudiants en dehors de tout engagement politique, tout en préconisant une sélection plus sévère afin de rendre à l’université son caractère formateur abandonné au profit d’une « boutique à diplômes ». L’organisation catholique de Romolo Pirtrobelli et de son assistant ecclésiastique monseigneur Costa se vit reprocher un élitisme et un esprit théorique qui l’incitèrent à chercher des solutions plus concrètes. Elle mena d’importantes enquêtes qui permirent de souligner en 1957 l’insuffisance du niveau des connaissances en sciences humaines et sociales, l’incapacité de l’université à concilier la recherche scientifique et la formation professionnelle et enfin une crise de la culture liée au manque d’unité du savoir.

Les années 1950 s’achevaient sur le Plan décennal de l’école du gouvernement d’Amintore Fanfani (1958) qui mettait fin à une décennie de gestion « par voie administrative » faite d’aménagements ponctuels. Les gouvernements de la République inversèrent la tendance centralisatrice du régime fasciste en octroyant l’autonomie aux universités. Il en résulta une multiplication des sièges annexes d’universités existantes et la création de nouveaux établissements qui devaient améliorer la démocratisation de l’enseignement supérieur et sortir les régions méridionales de leur isolement économique et culturel ; mais ils servirent les intérêts des forces politiques locales plus qu’ils répondirent aux exigences économiques du pays et d’instruction supérieure des populations. Ils contribuèrent à une fragmentation du système universitaire et à l’augmentation de ses dépenses sans effets conséquents. La FUCI en était consciente et, en dépit de ses liens avec la Démocratie chrétienne, elle critiqua l’incapacité des gouvernements de centre gauche à gérer correctement l’université (R. Sani, La politica scolastica del Centro-sinistra (1962-1968), Brescia, La Scuola, 1990 ; S. Sani, La politica scolastica del Centro-sinistra (1962-1968), Pérouse, Morlacchi Ed., 2000). Les propositions du ministre Luigi Gui d’une nouvelle organisation de la recherche et de la didactique dans les départements universitaires échouèrent devant le parlement et la FUCI déplora l’absence des choix drastiques indispensables (D. Gabusi, La svolta democratica nell’istruzione italiana. Luigi Gui e la politica scolastica del Centro-sinistra, Brescia, La Scuola, 2010 ; A. Graziosi, L’università per tutti. Riforme e crisi del sistema universitario italiano, Bologne, Il Mulino, 2010).

L’élection pontificale de Jean XXIII avait induit la révision critique de la mission de l’Église dans le monde, qui privilégia le spirituel dans les milieux étudiants catholiques italiens. Au tournant des années 1960, sous la présidence d’Enrico Peyretti, la FUCI prêta une attention particulière au rapport entre l’université et la vie religieuse. Cette orientation contribua à la couper des réalités universitaires et accentua le désintérêt des jeunes catholiques pour la société de leur temps. L’organisation étudiante s’enferma dans l’orbite plus étroite de l’Action catholique en renonçant à des ouvertures qui lui avaient valu nombre d’adhérents les années précédentes. Les fortes tendances centralisatrices qui traversaient l’Action catholique finirent par isoler la FUCI et la conduisirent à la grave crise de la seconde moitié des années 1960. L’organisation qui avait su auparavant anticiper l’événement dut se contenter de subir les effets du concile Vatican II. Certes, ses dirigeants manifestèrent, à l’invitation de Paul VI, leur intention de s’intéresser à nouveau à la réforme de l’université ; mais ils l’envisageaient sous un angle caritatif, sans prendre en considération la politique universitaire. Les cercles de la FUCI tendaient à devenir des communautés de prière et d’élévation spirituelle.

Dans le sillage du concile, la préoccupation dominante était la libération de l’Église de toute ingérence temporelle susceptible d’affaiblir son action spirituelle. L’Action catholique se déchargea sur la Démocratie chrétienne et sur d’autres associations charitables des tâches chrétiennes d’animation politique et sociale. Devant une crise qui menaçait l’unité politique des catholiques, la FUCI continua à négliger l’engagement militant. Elle se trouva totalement démunie lorsque l’« Intesa universitaria », qui regroupait toutes les composantes catholiques lors des élections universitaires, entra en crise. L’organisation étudiante critiqua les interventions de la police dans les universités et leurs suites judiciaires en invoquant la nécessité d’un dialogue ; mais elle se trouva dans l’incapacité de remplir son rôle modérateur traditionnel lorsque la contestation étudiante de 1968 posa le problème du recours à la violence pour sortir de la légalité (A. Breccia (éd.), Le istituzioni universitarie e il Sessantotto, Bologne, CLUEB, 2013). À la fin des années 1960, le monde catholique italien se présentait comme un corps hétérogène où le fossé entre le clergé et les jeunes générations apparaissait difficile à combler. La FUCI fut incapable de prendre des initiatives et de faire preuve de l’audace novatrice qui doit accompagner l’action du chrétien. Le nombre de ses adhérents s’effondra, parfois de 80 à 90 %, certains d’entre eux n’hésitant pas à rejoindre des organisations de gauche ou d’extrême gauche.

L’ouvrage de Pomante s’achève sur un riche appendice documentaire relatif aux années du second après-guerre qui enrichit le texte. Le livre permet de mieux comprendre l’échec des réformes universitaires italiennes des années 1960 et l’incapacité des organisations catholiques à les faire aboutir. Il montre comment la crise de 1968 fut à l’origine d’un processus éloignant la jeunesse de l’Église et accentuant la laïcisation de la société italienne.

http://assr.revues.org/

 
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