di Giovanni Rota, Recensioni, Rivista di storia della filosofia, anno LXXII, nuova serie, 4/2017, pp.724-729
Arthur Schopenhauer acquistò i Benedicti de Spinoza opera quae supersunt omnia, curati nel 1802 da Heinrich Eberhard Gottlob Paulus, intorno al 1811, in concomitanza con il suo passaggio da Gottinga (dove aveva ascoltato le lezioni, che alla lunga giudicò insoddisfacenti, di Enesidemo Schulze) all'università di Berlino, dove ebbe come professori Fichte e Schleiermacher. Il libro di Stefano Busellato affronta il tema del rapporto tra Schopenhauer e Spinoza a partire dai commenti, dalle note di lettura e dalle sottolineature all'Ethica del filosofo di Danzica. Questi erano stati segnalati da Arthur Hübscher nel quinto volume di Der handschriftliche Nachlaß (DTV, Frankfurt a.M. 1975, pp. 166-174). Già sfogliando queste pagine di Hübscher e confrontandole con le annotazioni schopenhaueriane a libri di altri importanti filosofi del passato, ci si può rendere conto dell'importanza della lettura dei testi spinoziani nella formazione del pensiero di Schopenhauer. Basti l'osservazione che, nel volume di Hübscher, il numero delle pagine occupate dalle annotazioni a Spinoza è superato solo dalle glosse riservate alle opere di Kant e di Fichte. L'introduzione di Busellato copre le pagine 9-88, mentre alle pp. 90-328 si trovano riprodotti i passi dell'edizione di Paulus con gli interventi di Schopenhauer (a fronte la traduzione italiana di Paolo Cristofolini).
Spiega Busellato nell'impostare la propria Introduzione: «Pur nella diversità del periodo in cui operarono, nella dissimiglianza dei loro caratteri, nella differenza delle rispettive proposte di emancipazione, entrambi presentano affinità profonde, la più notevole tra le quali è il grandioso tentativo di reagire alle ristrettezze della vita costruendo un edificio speculativo dal quale potersi innalzare ad una contemplazione panoramica di natura puramente teoretica» (p. 11). È fuori di dubbio «lo stretto legame» (p. 51) tra il monismo della Volontà e la dottrina della sostanza spinoziana, che giustifica l'attenzione che si deve a glosse e commenti qui riprodotti; tanto più che, spiega il Curatore, «nei frammenti e nelle opere a stampa, queste chiose di lettura trovano un largo impiego» (p. 56). E in effetti, se si confrontano i riferimenti a Spinoza nelle opere pubblicate da Schopenhauer e questi marginalia, si trovano frequenti corrispondenze. Cosi, per fare un esempio, gli sprezzanti giudizi sui «miserevoli sofismi» di Ethica, IV, P29 e segg., che nel supplemento 7 del Mondo come volontà e rappresentazione aprono la strada alla critica dei «neo-spinozisti del tempo nostro», ovvero gli hegeliani animati da «spirito ciarlatanesco», trovano un puntuale riscontro nel commento alle medesime proposizioni («Miserrimarum sophisticationum concatenatio & contradictio aperta», p. 238)...
https://www.francoangeli.it/riviste/sommario.asp?IDRivista=45