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Prima del «Corriere dei Piccoli»

  • Autore Carli Alberto
  • Codice ISBN (print) 978-88-6056-079-7
  • Numero pagine 222
  • Formato 14,5x20,5
  • Anno 2007
  • Editore © 2007 eum edizioni università di Macerata
La rassegna della letteratura italiana- Secondo Ottocento
Eum Redazione

di Antonio Carrannante, serie IX n.2 luglio dicembre 2009

Nell’introduzione (pp. 7-28) al vol., C. concentra l'attenzione del lettore sulle affinità, ma anche sulle sensibili differenze, fra la narrativa per l'infanzia di Capuana e quella di Emma Perodi (Firenze 1850 - Palermo 1918), autrice delle Novelle della nonna (1893) (su cui si veda almeno quanto scrisse Enrico Ghidetti, segnalato puntualmente in questa rassegna: lug.-dic. 2006, p. 559), delineandone un percorso opposto; perchè Capuana parte dal fiabesco e solo successivamente approda al racconto realistico, mentre la Perodi esordisce come autrice realistica per l'infanzia, per giungere al suo apice di scrittrice come autrice di fiabe fantastiche.
Nel primo capitolo, intitolato Roma, 1881 (pp. 29-61) si prende in esame il settimanale voluto e inizialmente diretto da Ferdinando Martini, «Il Giornale dei Bambini», che per certi aspetti rappresenta un fatto di assoluta novità, anche perché si proponeva di restare all'esterno dell'esperienza scolastica, volutamente estraneo al mondo della scuola. Anche l'immagine del Martini come uomo, come giornalista, come uomo politico ed organizzatore di cultura viene studiata con attenzione e senza ipocrisie. Il secondo capitolo, intitolato La vie en rose (pp. 63-117) mette in rilievo l'importanza di scrittrici come la Perodi o come Ida Baccini (di cui fra poco ricorrerà il centenario: 1851-1911) nel rinnovamento del panorama culturale italiano di fine Ottocento, alle sorgenti, per dir così, del nostro femminismo, come atteggiamento mentale, se non ancora come movimento politico. C. affronta tra l'altro il problema, di non facile soluzione, di quale fosse veramente, nelle intenzioni della Perodi, il pubblico delle Novelle della nonna, che se per certi aspetti appaiono rivolte all'infanzia, per altri aspetti invece appaiono «un'opera plurilivellare e destinata maggiormente ad un vasto pubblico popolare di cui i bambini erano parte integrante, ma non certo totalizzante (p. 108). L'apertura verso il fantastico o verso il noir della narrativa della Perodi viene interpretata da C. da un lato come una riprova che la scrittrice intendeva rivolgersi ad un pubblico più vasto di quello giovanile, e dall'altro come un altro sintomo del fatto che «quella del secondo Ottocento è una società intellettuale assolutamente bisognosa di sbocchi verso il fantastico e l'immaginario». Anche sulla scorta di indicazioni offerte da Ghidetti, C. si sofferma sull'importante e favorevole recensione che Giuseppe Pitrè dedicò alla seconda edizione (presso Salani, nel 1906) delle Novelle della nonna.
Il terzo capitolo è dedicato a Luigi Capuana: «Cenerentola» e «Il Giornalino della Domenica» (pp. 119-169). Il settimanale «Cenerentola», fondato a Roma da Capuana nel 1892, si prefiggeva di sottrarre i suoi giovani lettori al «tanfo di noia e di fatica» di certe letture scolastiche, e C. ne segue le vicende, fino all'ultimo numero, del 16 dic. 1894. Fra le altre indicazioni offerte da questo lavoro di C., c’è quella di una sostanziale differenza tra Capuana ed altri scrittori per l'infanzia: perché mentre altri cercano di illuminare il mondo dell'infanzia d'una luce magica, Capuana al contrario cerca di portare chiarezza e razionalità in una realtà vissuta fantasticamente (cfr.p. 168).
Nel quarto capitolo, che studia ll ruolo della fiaba letterario tra giornalini e raccolte (pp. 171-213), il lettore troverà spunti interessanti, su Collodi e il suo capolavoro, sulla prefazione di Capuana al suo C’era una volta, sui mutamenti sociali che sono spesso rispecchiati dalle fiabe, come la «trasformazione sostanziale», avvenuta attorno al 1892, e percepita sia da Capuana che dalla Perodi: trasformazione «che dalla veglia di stalla, regno povero della narrazione fiabesca orale, porta alla veglia cittadina degli inurbati, fatta di carta stampata e di libri, ma sempre e comunque giocata sul tema del raccontare ad alta voce; anche se non più sul filo della memoria, ma su quello della lettura» (p. 200).
Questo vol. di C. è dunque utile ed interessante, ma il suo interesse e la sua utilità sarebbero stati maggiori — l'A. ne converrà — se C. avesse voluto attenersi a quel criterio ormai fuori moda, che usavano ai bei tempi i grandi maestri della nostra disciplina: il criterio di tener presente quella che allora si chiamava «tutta la letteratura dell'argomento». E almeno il volume di Silvana Marini e Alberto Raffaelli, Riviste per l'infanzia fra '800 e '900 dai fondi della biblioteca Alessandrina (Firenze, Cesati, 2001), la cui eco rimbalzò anche su questa rassegna (cfr. lug.-dic. 2002, p. 697, e genn.-giu. 2004, p. 333) meritava d'essere se non altro citato in nota. Anche perchè poteva offrire, o direttamente nel discorso degli autori, o indirettamente nelle pagine antologiche, più d’una conferma alle osservazioni di C.

 
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