Castelraimondo, un regolamento del 1875
S. Salvi, Il regolamento di pubblica igiene del Comune di Castelraimondo (1875), in «Proposte e ricerche», anno XLIII, n. 84 (2020), pp. 155-158.
Orizzonti della Marca, Orizzonti con libri, 3 aprile 2021, p. 3
Presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze è conservato un documento che, stando al catalogo «Opac Sbn», non è reperibile in nessun’altra biblioteca italiana. Si tratta del Regolamento di pubblica igiene per il Comune di Castelraimondo, stampato nel 1875 dalla Tipografia Borgarelli di Camerino. L’edizione di questo opuscolo segue di due anni il terremoto (stimato a Camerino tra il VII e l’VIII grado della scala Mercalli) che alle ore 20.04 di mercoledì 12 marzo 1873 colpì le Marche meridionali, interessando anche il comune di Castelraimondo, con gravi danni inflitti alle costruzioni più antiche. Sempre nel 1873 furono effettuati importanti lavori di demolizione di larga parte di ciò che restava del castello medievale – con l’eccezione del Cassero, della torre campanaria di San Biagio e di un breve tratto delle mura perimetrali – e fu costruito il palazzo municipale.
Con ogni probabilità, nel contesto di questa trasformazione cui andò incontro il centro abitato, le autorità comunali decisero di avvalersi anche di un regolamento di disciplina igienico-sanitaria che riguardasse tutti gli aspetti della vita pubblica. Composto di dodici capitoli e centoventinove tra punti e sottopunti, il regolamento rivolge particolare attenzione alla salubrità delle acque, soprattutto in relazione alla necessità di evitare la commistione delle acque potabili con le acque luride, e alla gestione degli animali, che in più parti del regolamento sono additati quali potenziali minacce per la salute pubblica. Risalgono probabilmente a quell’epoca sia i lavatoi pubblici (noti localmente come lavaturi, tuttora esistenti) sia le stalle adibite all’allevamento di animali di taglia medio-piccola (come maiali, polli e conigli) confinate ai margini del centro abitato (i cosiddetti stipitti, ormai scomparsi), che fino a non molto tempo fa sorgevano sulle sponde dei principali corsi d’acqua del paese.
La gestione delle epidemie descritta nel regolamento consente di rilevare sorprendenti somiglianze tra le disposizioni emanate all’epoca in materia di contenimento del contagio e di svolgimento delle esequie funebri e i rispettivi provvedimenti adottati oggi, in epoca di Covid-19, con i quali tutti abbiamo ormai acquisito familiarità. Tra i parallelismi che è possibile cogliere vi è persino quello riguardante il problema degli animali vaganti: nel quarto capitolo del regolamento, al punto trentuno, si fa divieto «di lasciare girovagare majali senza custodia per le strade interne». Oggi non sono i maiali, ma i loro cugini cinghiali, a vagabondare per le strade.