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La dolcezza ed eccellenza degli stili

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  • Codice ISBN (print) 978-88-6056-682-9
  • Codice ISBN (PDF) 978-88-6056-683-6
  • Numero pagine 140
  • Formato 14x21
  • Anno 2020
  • Editore © 2020 eum edizioni università di macerata
Il ponte
Eum Redazione

Postille biografiche per Giacomo Leopardi

Di Roberto Barzanti, Il ponte. Rivista di politica economica e cultura fondata da Piero Calamandrei, anno LXXX, n. 1, gennaio-febbraio 2024, pp. 160-170

Giacomo Leopardi sarà protagonista sul piccolo schermo nella miniserie in due puntate che Sergio Rubini sta ultimando di montare per il servizio pubblico. Il sottotitolo Vita e amori del poeta promette un racconto dai languidi toni sentimentali. C’è da temere che il grande poeta-pensatore di Recanati divenga sempre piú oggetto di un consumo facile: una delle maschere della confusa “società dello spettacolo” che ogni vicenda impagina ubbidendo a sensazionalismi e curiosità ben lontani da un’onesta adesione storico-filologica. Dal punto di vista critico sono decollate addirittura due collane con un identico titolo, Leopardiana, che attestano prospettive di ricerca di ottimo livello, del tutto immuni da un corrivo uso mediatico. Mi riferisco ai dieci titoli apparsi presso Mimesis edizioni (Milano-Udine) nella collana diretta da Gaspare Polizzi e ai Testi e Saggi della serie in uscita da tempo sotto l’autorevole direzione di Laura Melosi presso Eum (Edizioni dell’Università di Macerata). (…) La Leopardiana di Macerata, promossa dalla Cattedra Giacomo Leopardi, «accoglie – si esplicita nel programma ufficiale – edizioni critiche o filologicamente accertate, commenti alle opere in prosa e in poesia, contributi esegetici, approfondimenti di carattere biografico, storico, culturale» e si prefigge di valorizzare «le proposte dei giovani ricercatori nell’ambito delle attività didattiche della Cattedra Giacomo Leopardi e di quelle di valorizzazione promosse dal Centro nazionale di studi leopardiani di Recanati e in generale dal contesto vivace degli studi attuali».
(…)
Sfogliando i Carteggi leopardiani inediti Prospero Viani e la famiglia Leopardi curati da Lorenzo Abbate (Macerata, eum, 2016, pp. 236) si ha la riprova di quanto sia stata complicata la meritoria ricerca di Prospero Viani per una prima edizione degli scambi epistolari di Giacomo. E si constaterà come talvolta, insieme a quesiti di ordine filologico, si incontrino aperture di tutt’altro tenore. Leopardi era diventato un eroe di culto per molti giovani impegnati nell’epica risorgimentale.
(…)
Nella «Leopardiana» diretta da Laura Melosi è comparso un quinto volume della sezione Studi di innovativo interesse: Gioele Marozzi, Percorsi dell’Epistolario di Giacomo Leopardi. La storia e le carte riemerse (Macerata, eum, 2023). Il volume dà conto di una ricerca di enorme portata, anche per la sua mole. Morozzi in tre anni di lavoro ha fatto una ricognizione dei manoscritti leopardiani autografi e idiografi dedicandosi in maniera specifica a quelli non conservati a Napoli presso la Biblioteca Nazionale ma esaminando quanti sono disseminati in almeno 85 enti pubblici in Italia e nel mondo: in tutto si tratta di circa diciassettemila pagine. «Dalla fine dell’800 – ha raccontato Marozzi a Martina Milone in un’intervista a «Il Fatto Quotidiano» del 15 novembre 2021 – ci sono stati quattro o cinque tentativi di questo respiro, tutti incompiuti. Per questo, con l’occasione del bicentenario dalla composizione de L’infinito, caduto nel 2019, il Centro nazionale di studi leopardiani dinamicamente presieduto da Fabio Corvatta ha ideato insieme alla Biblioteca Nazionale di Napoli il progetto: catalogare tutte le carte del fondo delle Carte Leopardi dando vita alla Biblioteca digitale leopardiana. Un lavoro cominciato inizialmente da Napoli che ben presto si sarebbe mosso su due binari: da una parte la biblioteca campana avrebbe catalogato e digitalizzato il proprio fondo, composto da circa undicimila pagine, di cui quasi cinquemila relative al solo Zibaldone, dall’altra un progetto parallelo, da realizzare sulla restante parte delle pagine (circa 6.000) sparse in giro per il mondo».
«Nel 2018 la scuola di dottorato dell’Università di Macerata ha attivato insieme con la Regione Marche e l’azienda falconarese Filippetti un progetto cofinanziato – spiega ancora Marozzi – L’obiettivo era occuparsi di tutti gli altri enti del mondo che ospitano carte leopardiane. Quindi è stato proposto di fare, appunto, una catalogazione e digitalizzazione dei manoscritti autografi conservati fuori dalla Nazionale di Napoli». Il Covid-19 ha rallentato l’operazione, ma risultati sostanziali sono stati ottenuti in vista di quella Biblioteca digitale complessiva che permetterà a chiunque di accedere ai manoscritti e averli sott’occhio.
(…)
Nell’ambito della critica stilistica spicca La dolcezza ed eccellenza degli stili. Sulle Operette morali di Leopardi (Macerata, Eum, 2020) di Laura Melosi, che raffronta la varietà dei registri padroneggiata dal poeta, la cui consapevolezza linguistica e retorica «diventa massima quando c’è in gioco l’invenzione e la definizione di quella prosa filosofica di cui l’Italia difettava e che le Operette morali le avrebbero dato, o quantomeno dovuto dare, nelle intenzioni e convinzioni del loro autore» (p. 32)
(…)
https://www.ilponterivista.com/

 
Recensione di Sofia Russo, allieva della Scuola di Studi Superiori Giacomo Leopardi - Università di Macerata
Eum Redazione

“La dolcezza ed eccellenza degli stili. Sulle Operette Morali di Leopardi”, pubblicazione della Professoressa Laura Melosi, è un contributo pregiato ed estremamente interessante circa la dibattutissima questione dello stile delle Operette Morali. Giacomo Leopardi e le sue opere sono da secoli al centro dell’attenzione della maggior parte della critica italiana e la complessità di tale autore e dei suoi scritti ha generato varie e diverse interpretazioni del suo pensiero così come dei suoi scritti. La riflessione di Laura Melosi, Professore Ordinario di Letteratura italiana presso l’Università di Macerata e titolare della “Cattedra Giacomo Leopardi”, nonché membro del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati, si inserisce tra i lavori critici più recenti su Giacomo Leopardi. L’autrice pubblica un libro, per la casa editrice Eum nella collana “Leopardiana”, che tenta di sciogliere il quesito che la critica si è sempre posto circa lo stile delle Operette morali, la più impegnativa opera in prosa che Leopardi abbia scritto. La questione riguarda se le Operette debbano essere considerate un’opera con una sua unità o una raccolta di molti stili diversi, data la diversità delle varie parti. La Professoressa Melosi ha già dedicato un libro di commento alle Operette Morali edito da Rizzoli in cui riconosce che ogni operetta pretende toni diversi dall’altra per essere riconoscibile, sostenendo che proprio le differenze tra un dialogo e l’altro determinano la grandezza e la modernità dell’opera. Una varietas di toni che non trova la sua ragion d’essere nello sperimentalismo e nemmeno nello sfoggio erudito, ma che costituisce la ricerca intrapresa da Leopardi nella stesura delle Operette, di uno stile letterario perfetto per coniugare filosofia e letteratura. Un’impresa ardua, in quanto ogni particolare della scrittura è fondamentale e volto a sostenere il pensiero dell’autore in tutta la sua profondità. Il punto di partenza di Leopardi è quello di procedere secondo le “sottilissime avvertenze e considerazioni dell’arte antica” e gli “esempi perfettissimi degli antichi”, in particolar modo il modello è rintracciabile nei Dialoghi dell’autore greco Luciano di Samosata. «Non c’è alcun dubbio che la disposizione intellettuale di Leopardi autore delle Operette sia unitaria, che questo cioè non sia un libro di frammenti, ma è altrettanto vero che l’applicazione di tale disposizione nella scrittura dà luogo a esiti diversificati in virtù del genere di volta in volta assunto e dalla tecnica utilizzata per esprimerlo al meglio» scrive l’autrice. La forza dello stile è dunque per Leopardi una componente ideologica di un’opera letteraria da cui dipende la grandezza stessa del lavoro.

Il libro dedicato alla memoria del docente di letteratura italiana, Piero Floriani, si presenta come una raccolta degli studi condotti dalla Professoressa Melosi negli ultimi dieci anni sulle Operette Morali. Il volume è diviso in due sezioni che ben scandiscono il ritmo di una riflessione che, analizzando la questione stilistica delle operette, prose scelte e personaggi specifici, fornisce un quadro innovativo delle Operette Morali. Nella prima parte l’autrice compara la prosa delle Operette con quella dello Zibaldone e dell’Epistolario per far comprendere come Leopardi utilizzi una pluralità di registri a seconda delle diverse esigenze che lo spingono alla scrittura, rintracciando anche vari punti di incontro tra queste tre opere leopardiane. L’autrice riflette poi in merito alle considerazioni del poeta di Recanati sul comico che anticipano la scrittura delle Operette e la cui questione non è ancora pienamente definita sul piano teorico quando il libro prende forma tra il gennaio e il novembre del 1824. Leopardi cerca una prosa che nella sua epoca possa rendere il genere classico del comico e del satirico. Così l’autrice sottolinea come per Leopardi il comico consista nel ridicolizzare situazioni gravi, in una sorta di black humor ante litteram. La prima parte è poi corredata dagli studi dell’autrice in merito alle traduzioni reali e immaginarie svolte da Leopardi nella prosa delle Operette e a concludere una panoramica della storia della loro critica.

La seconda parte del libro raccoglie le riflessioni dell’autrice riguardo prose scelte e personaggi che delineano un profilo specifico delle Operette e dell’autore. Così si inizia dalla Storia del genere umano, prosa che apre l’opera, e che si aggiunge alle “congetture cosmologiche”, come le aveva definite Calvino nelle Sei lezioni americane, della tradizione occidentale. Particolarmente innovative risultano essere le riflessioni in merito all’impossibile felicità degli esseri umani, quelle sulla legge della distrazione e la descrizione dell’uomo moderno tra la verità e l’amore. Affascinante ed accattivante è anche la descrizione delle tre maschere leopardiane di Ottonieri, Momo e Tristano protagonisti delle prose, Detti memorabili di Filippo Ottonieri, La scommessa di Prometeo e Dialogo di Tristano e di un amico. Inoltre, l’analisi della prosa, Proposta di premi fatta dall’Accademia dei sillografi, che ha per oggetto un discorso paradossale e irriverente e che trova il suo punto di forza nell’esposizione dei saperi e dei dati culturali estremamente aggiornati dell’autore, risulta essere assai innovativa. Infine, la divagazione sull’aeronautica è tanto interessante quanto originale poiché l’autrice fornisce il profilo di un inedito Leopardi che, guardando alla tecnologia degli antichi con un atteggiamento di difesa, riserva il medesimo atteggiamento anche per l’età presente che si configurerà come passato. Ed è solo in quest’ottica, fa notare la Professoressa Melosi, che Leopardi riesce a sospendere il giudizio negativo sul proprio secolo con cui sodalizza per le ipotetiche accuse dei posteri.

“La dolcezza ed eccellenza degli stili. Sulle Operette Morali di Leopardi” si configura come una pubblicazione particolarmente degna di pregio che si aggiunge a pieno titolo nelle fila dei saggi della critica italiana sulle Operette Morali. Il volume riesce a parlare sicuramente agli addetti ai lavori ma anche ai neofiti che si avvicinano all’opera leopardiana per interesse e curiosità. Lo stile scorrevole rende la lettura agevole e i costanti spunti proposti stimolano la curiosità e la riflessione del lettore.


Sofia Russo

 
Eum Redazione

Gli “stili” nelle Operette di Leopardi

di Alessandro Feliziani, Orizzonti con Libri, Orizzonti della Marca, 29 maggio 2021, pag. 3

Giacomo Leopardi è il poeta italiano su cui da due secoli si concentrano i maggiori studiosi di letteratura italiana. Le sue opere, tradotte in tutto il mondo, hanno stimolato lavori critici e le più disparate interpretazioni, non disgiunte da riflessioni sulla complessa e tormentata personalità del poeta di Recanati. Tra gli studi più recenti assume rilievo il lavoro della professoressa Laura Melosi, docente di letteratura italiana presso l’Università di Macerata (dove dirige la «cattedra Giacomo Leopardi»), che ha dato alle stampe un saggio nel quale affronta uno degli aspetti maggiormente dibattuti nell’interpretazione critica dei testi leopardiani, ovvero la pluralità di “toni” che si riscontra nelle “Operette morali”, la maggiore opera in prosa di Leopardi, in cui il poeta affronta – con aspetto filosofico e in forma di narrazione, discorso o dialogo – temi legati alle proprie note inquietudini.
L’autrice di questo saggio, edito da Eum nella collana “Leopardiana”, affronta la questione dei diversi stili – di cui era già cosciente il poeta negli anni in cui lavorava alle “Operette” – partendo dall’idea originaria di Leopardi, che quattro anni prima di iniziarne la stesura aveva espresso la volontà di scrivere opere in prosa sul modello dei Dialoghi dello scrittore greco Luciano di Samosata. “Operette morali” è un libro che «nasce con l’ambizione – scrive Laura Melosi – di rifondare la prosa filosofica italiana per via satirica» e Leopardi vi «mette alla prova le risorse specifiche dei diversi generi letterari». Già nell’edizione delle “Operette morali” curata dalla stessa Laura Melosi nel 2008 per Rizzoli, l’autrice sottolineava che «ogni operetta pretende l’adozione di un tono differente e riconoscibile, da non ripetere nell’operetta successiva». Le venti argomentazioni filosofiche pubblicate da Leopardi nel 1827 presso l’editore milanese Stella, salite poi a ventidue nella seconda edizione del 1834, nella quale compare l’operetta più famosa, Dialogo di un venditore di almanacchi, fino alle ventiquattro prose dell’edizione postuma del 1845, hanno quella varietà strutturale, stilistica e tonale che «determina – scrive la docente di UniMc – l’effetto straordinario dell’opera nel suo complesso» e anche «la forza e la modernità del libro leopardiano». Il volume – dedicato alla memoria del professor Piero Floriani – raccoglie in modo sistematico gli studi condotti da Laura Melosi sulle “Operette morali” negli ultimi dieci anni e, oltre a una particolare cura redazionale, si presenta con un utile indice dei nomi.

 
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