di Valentina Sestini, Paratesto, Recensioni e segnalazioni, 16, 2019, pp. 189-191
Dal famoso volume pioneristico di Graham Pollard e Albert Ehrman, dedicato alla produzione e circolazione dei libri sull’esame dei cataloghi di stampa (The Distribution of Books by Catalogue from the Invention of Printing to A.D. 1800, Cambridge, 1965), molto tempo è passato e diversi studi hanno cercato di dissodare quel terreno fertile, ma poco noto, della vendita libraria in periodo di ancien régime. Solo negli ultimi anni, però, la letteratura scientifica si è avvalsa di specifiche metodologie indagative, in grado di decifrare le questioni più complesse alla luce di una visione trasversale. Tra i tentativi più riusciti, oltre a singoli contributi di studiosi meritevoli, è doveroso ricordare il recente progetto erc EMoBook Trade coordinato da Angela Nuovo - mirato a ricostruire il quadro economico e giuridico del mercato europeo dei libri con un approccio interdisciplinare - cui questo volume è collegato. La miscellanea in esame, infatti, raccoglie i contributi della conferenza tenutasi a Cagliari nel Settembre del 2017, dal titolo Selling & Collecting : Printed Books Sale Catalogues and Private Libraries in Early Modern Europe, rivolta all’analisi dei cataloghi editoriali e librari di Cinque e Seicento, non solo come esempio di tecniche pubblicitarie di vendita, ma come testimonianza diretta della distribuzione e circolazione degli esemplari. A tal fine, lo studio dei cataloghi è messo sapientemente in relazione a quello delle biblioteche private, che degli esemplari ivi registrati garantivano, oltre ovviamente al consumo e all’accumulo, anche la conservazione, dimostrando quanto le biblioteche private rappresentassero una quota sostanziale e ineludibile del commercio librario.
Ad aprire il volume, dopo un’introduzione di Giovanna Granata e Angela Nuovo, è il saggio di Giovanna Granata, che analizza la collezione del giurista e bibliofilo spagnolo Monserrat Rosselló, passata prima ai gesuiti di Cagliari e poi alla Biblioteca universitaria della città, che costituisce, a tutt’oggi, uno dei patrimoni librari privati più importanti della storia moderna sarda. La libraria assemblata da Rosselló costituì per dimensioni e qualità un unicum nella storia delle biblioteche dell’isola, soprattutto per la sua natura poliedrica che tentò di trasformarla da biblioteca privata a risorsa collettiva, sulla scia dei noti insegnamenti di Gabriel Naudé. La collezione, infatti, che al suo interno conservava molti cataloghi di vendita, rappresentò lo specchio di una nuova sensibilità biblioteconomia, che avrebbe portato in seguito al moderno concetto di biblioteca pubblica.
Indugia sullo studio di una biblioteca privata anche Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, che dedica il suo contributo alla collezione di Prospero Podiani (1535-ca.1615), nucleo fondativo della Biblioteca Augusta di Perugia, analizzando all’interno della collezione una serie di cataloghi di editori e librai da cui l’autrice estrapola numerose informazioni sul mercato librario del XVI secolo (prezzi, valute, circolazione dei volumi, ecc.). I cataloghi esaminati si rivelano di grande interesse, non solo per le caratteristiche intrinseche alla vendita dei libri tra Cinque e Seicento, ma anche per la ricostruzione della modalità di acquisto dei libri da parte dello stesso Podiani.
L’esame dettagliato di una vendita di libri, avvenuta a Genova nel 1583 tra i due librai genovesi Cristoforo Zabata e Antonio Orero, permette anche a Graziano Ruffini di riflettere sui registri di vendita, fonti inesauribili di informazioni per la storia del libro. Il documento indagato dall’autore, che comprende elementi essenziali per l’identificazione delle opere (nome dell’esemplare venduto, titolo dell’opera e prezzo di vendita preceduto dal segno di abbreviazione della valuta), contribuisce infatti ad aggiungere notizie inedite sulla tipografia genovese del tempo e, più in generale, sul commercio librario italiano.
Di natura più prettamente metodologica è invece il saggio di Christian Coppens e Angela Nuovo, che incentrano le loro acute riflessioni sul ruolo e funzione dei cataloghi a stampa dei tipografi e librai, riservando un’attenzione specifica ai prezzi dei libri, che, come intuibile, rappresentano dunque l’unica testimonianza reale delle politiche di vendita messe in atto degli artieri del libro, con evidenti risvolti economici e sociali di inaspettata rilevanza. La politica dei prezzi di un tipografo/editore infatti « is a reliable indicator for the segment of the market he plans to cater for and the strategy he can adopt in order to reach this goal » (p. 156), e in quanto tale andrebbe indagata anche confrontando le diverse valute dei singoli paesi, come giustamente rileva Francesco Ammannati nel suo contributo, dal titolo emblematico Book prices and monetary issues in Renaissance Europe, soprattutto in relazione alla grande eterogeneità dei documenti in cui si conservano le notizie sui costi di vendita...
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