Vita da notaio, tra archivi, storia, viaggi e musica
di Alessandro Feliziani, Orizzonti della Marca, Orizzonti con libri, 27 gennaio 2024, Anno XII, n. 4,, p. 2
A Macerata e in provincia, tra le generazioni non più giovanissime, il cognome Marchesini è quasi sinonimo di notaio. A settant’anni dalla sua scomparsa, il nome del notaio Augusto Marchesini (1873-1954) è ancora così ricorrente, non solo per le migliaia di atti da lui redatti, ma soprattutto perché nella sua professione fu considerato un maestro, punto di riferimento per molti suoi colleghi e perché sin dai primi anni della professione, con le sue doti umane e l’ampia cultura, seppe interpretare appieno – consolidando così anche la sua posizione – la riforma del notariato voluta nel 1913 dal governo Giolitti.
Agli occhi dei suoi posteri, però, la professione lo ha in un certo senso ingabbiato nella figura notarile, impedendone la conoscenza in modo esauriente e completo. Egli, infatti, fu anche un apprezzato cultore della storia medievale e di temi risorgimentali, fu un amante dei viaggi ed ebbe soprattutto una grande passione per la musica, credendo fortemente all’utilità della pratica bandistica.
L’occasione di una riscoperta a tutto tondo del personaggio è stata il recente convegno celebrativo del centocinquantesimo anniversario della nascita di Augusto Marchesini, promosso a Macerata dall’omonima fondazione istituita a seguito delle disposizioni testamentarie con le quali il notaio dispose dei lasciti destinati alla Biblioteca Mozzi-Borgetti, al museo marchigiano del Risorgimento di Macerata e per la creazione di ente benefico che si occupasse della formazione musicale di giovani del territorio.
Nell’opera della fondazione è risultato fondamentale, per la piena conoscenza della figura e dell’opera del notaio il finanziamento di uno studio promosso una decina di anni fa dall’Università di Macerata e dal quale è scaturito un libro scritto dal professor Mirko Grasso, pubblicato dalla Eum, che permette al lettore di conoscere un’interessante storia di cui si era persa traccia e, agganciando le vicende locali a quelle nazionali, inquadra criticamente la vita di Marchesini in una lunga parabola della storia italiana. Infatti, «il notaio – scrive l’autore – si forma nell’Italia umbertina, si afferma professionalmente in quella giolittiana, continua ad operare in quella fascista per ricollocarsi poi in quella repubblicana. Ciò che rende interessante il dispiegarsi della professione notarile – ed è la sola strada che perseguirà, tenendosi sempre lontano da percorsi politici o istituzionali – è il combinarsi di questa con numerosi interessi culturali».
Benché si fosse laureato all’età di soli ventidue anni in giurisprudenza nell’ateneo maceratese con una tesi in diritto civile dal titolo «Dei vizi redibitori nei contratti in ordine agli animali», per Augusto Marchesini, figlio di un medico veterinario e proprietario terriero, la professione di notaio non fu il primo obiettivo. Egli trascorse alcuni anni a Roma, specializzandosi in questioni economiche e scrivendo anche un trattato sul commercio del bestiame che riscosse grande successo a livello nazionale. Rientrato a Macerata, trovò impiego presso la locale Congregazione di carità, dove si impegnò nel riordino dell’archivio storico. Gli archivi rappresentavano una sua passione sin dai tempi dell’università, quando aveva seguito le lezioni di paleografia impartite dal professor Lodovico Zdekauer (1855-1924), cui faceva capo quella che, secondo il celebre studioso Elio Lodolini (1922-2023), fu chiamata la Scuola archivistica maceratese.
Dopo aver tentato, senza successo, il concorso per conservatore dell’archivio notarile, Marchesini maturò l’idea di dedicarsi alla carriera notarile e nel 1904 ottenne la “piazza” di Belforte del Chienti. In seguito fu notaio ad Appignano, Pausola (attuale Corridonia) e dal 1924 definitivamente a Macerata. Mentre esercitava a Corridonia egli sposò Livia Lauri (1878-1946), già vedova e madre del futuro notaio Mario Affede (1916-1976).
Queste poche note fanno solo da introduzione all’ampia ricerca dell’autore, che per realizzare il volume ha compiuto una capillare opera di ricostruzione sulla base di documenti pubblici e privati. «La biografia del notaio – scrive nella prefazione la professoressa Rosa Marisa Borraccini, componente del consiglio d’amministrazione della fondazione Marchesini – viene tracciata tenendo sullo sfondo, ma sempre presenti, i momenti cruciali che hanno segnato la storia d’Italia […]. In questi passaggi, anche drammatici, il filo rosso mai spezzato della continuità è rappresentato dalla profonda convinzione del valore etico e sociale della funzione notarile. Un principio a cui non venne mai meno».
Il libro, corredato da diverse immagini e riproduzioni fotografiche, nonché da un utile indice dei nomi, è ricco di aneddoti e curiosità legate ai rapporti del notaio Marchesini con altri personeggi maceratesi dell’epoca, alle sue passioni per la storia (soprattutto per il Risorgimento), per i viaggi in Europa e le crociere nel Mediterraneo, ma soprattutto per la musica, cui è dedicato l’intero capitolo quarto.