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La Storia dell’Arte come disciplina scolastica View full size

 
 

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La Storia dell’Arte come disciplina scolastica

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  • Codice ISBN (print) 978-88-6056-779-6
  • Codice ISBN (PDF) 978-88-6056-780-2
  • Codice ISSN (print) 2421-2784
  • Numero pagine 256
  • Formato 14x21
  • Anno 2022
  • Editore © 2022 eum edizioni università di macerata
Orizzonti della Marca
Eum Redazione

La storia dell’arte, la “Cenerentola” del liceo

Di Alessandro Feliziani, Orizzonti della Marca, Orizzonti con Libri, 10 giugno 2023, pag. VII

È assai raro che due libri, di autori diversi, possano essere presentati con un unico articolo. Questa volta, però, è indispensabile farlo. Roberto Sani e Susanne Adina Meyer, entrambi docenti dell’Università di Macerata (Sani è stato anche rettore dell’ateneo), sono autori di due volumi che di fatto costituiscono due facce di una stessa “medaglia”, in questo caso “coniata” dalla casa editrice Eum. Due libri, che da punti di vista differenti, attraverso documenti e analisi critiche, riportano allo scoperto le vicissitudini di una particolare materia insegnata nei licei, la storia dell’arte. Una disciplina scolastica, che dopo circa un ventennio di sperimentazione in un ristretto numero di istituti, fu per la prima volta introdotta come materia ufficiale e obbligatoria nel piano di studi del liceo classico nel 1923, con la riforma del ministro dell’istruzione Giovanni Gentile. La professoressa Meyer, partendo dall’articolato dibattito che dagli inizi del secolo scorso coinvolse storici dell’arte, artisti, politici, pedagogisti e uomini di scuola attorno all’introduzione del nuovo insegnamento, ricostruisce nel suo libro le vicissitudini degli esordi e le notevoli difficoltà che caratterizzarono tale materia scolastica nel corso del ventennio fascista, al punto da spingere lo storico dell’arte Adolfo Venturi (1856 -1941), che ne era stato uno dei maggiori artefici, a parlare di tale disciplina come della “Cenerentola” della scuola italiana. Il volume del professor Sani compie una ricostruzione contestualizzata e organica delle caratteristiche assunte e del ruolo esercitato da tale disciplina dagli inizi fino al 1968, anno ritenuto una sorte di “spartiacque” per quanto riguarda l’insegnamento della storia dell’arte nel liceo classico. I due volumi si completano a vicenda, finendo per costituire insieme un lavoro interdisciplinare tra gli insegnamenti di cui sono titolari i due autori: storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche (Sani) e storia dell’arte e critica artistica (Meyer). Nel primo libro si affrontano i temi legati alla normativa scolastica e alle disposizioni riferite ai programmi, agli orari, ai libri di testo e ai supporti e materiali didattici, nonché alla formazione e al reclutamento degli insegnanti e alle caratteristiche rivestite dalla storia dell’arte in seno al piano di studi del liceo. Il secondo volume, corredato in appendice di una ricca antologia di testi, offre uno spaccato anche del confronto sviluppatosi tra gli studiosi per tutta la prima metà del Novecento intorno alle finalità e ai contenuti di una storia dell’arte impartita nelle scuole secondarie superiori.

 
Scaffale
Eum Redazione

Per la Rubrica "Scaffale" del "TG Marche" Patrizia Ginobili segnala il libro "La storia dell'arte come disciplina scolastica" di Roberto Sani

Buona visione: https://bit.ly/3Rm8el3

 
Alias
Eum Redazione

Storia dell’arte, la parente povera sui banchi di scuola

di Annamaria Ducci, Alias Domenica, il manifesto, 08.05.2022

Roberto Sani, “La Storia dell’arte come disciplina scolastica. Dal primo Novecento al secondo dopoguerra”, EUM (Edizioni dell’Università di Macerata). Una faticosa emancipazione quale materia scolastica, prima e dopo la Riforma Gentile, nel segno del «saper vedere»: il problema, da Adolfo Venturi ad Argan, è inquadrato dal punto di vista delle scienze dell’educazione.

«Da “Cenerentola” a “parente pauvre” dell’insegnamento liceale». Questo il titolo eloquente dell’ultimo capitolo del bel libro di Roberto Sani, La Storia dell’arte come disciplina scolastica Dal primo Novecento al secondo dopoguerra (EUM, Edizioni dell’Università di Macerata, pp. 256, euro 20,00). Il libro ripercorre l’affermazione della storia dell’arte come materia scolastica nel secolo scorso: una difficile imposizione, come esprimono le disincantate espressioni – «Cenerentola» e «parente pauvre», appunto – rispettivamente di Adolfo Venturi e di Roberto Longhi.
Negli ultimi vent’anni questo tema ha conosciuto un crescente interesse, con gli studi di storici dell’arte come Massimo Ferretti, Elena Franchi, Irene Baldriga, per fare solo alcuni nomi. Sani lo affronta invece dalla prospettiva di uno storico dell’educazione, con un’attenzione particolare alle normative giuridiche e al loro impatto sulle istituzioni scolastiche. Di quella lunga vicenda l’autore rende conto riportando gli accesi dibattiti parlamentari, le invettive degli intellettuali, le resistenze dei politici, fornendo con estrema precisione rinvii a circolari, leggi, decreti e regolamenti, ma anche documenti inediti, in buona parte riportati in extenso nella ricca Appendice documentaria. In tal modo anche i dibattiti teorici inerenti i programmi, la storia ‘materiale’ degli strumenti didattici ne escono rinforzati, alcuni protagonisti risaltano con maggior nettezza.
Materia ancillare – ora della storia, ora della letteratura –, occasione di diletto o orpello decorativo dell’educazione ottocentesca intrisa di sentimentalismi, fu solo ai primi del Novecento, con l’operato di Adolfo Venturi (dal 1901 titolare della prima cattedra italiana di Storia dell’arte medievale e moderna alla Sapienza), con i suoi reiterati appelli sulle pagine de «L’Arte» e dal 1924 anche come senatore del Regno, che alla disciplina si riconobbe uno statuto autonomo, affermandone il ruolo centrale per la formazione dei giovani italiani. Momento cardine di questa storia fu la Riforma Gentile del 1923, che introdusse definitivamente la materia come obbligatoria nei licei classici, e come facoltativa nel nuovo Liceo femminile: con una specifica significativa, perché qui si doveva insistere maggiormente sulle «cosiddette arti decorative considerata la funzione che la donna assume nell’ordinamento estetico della casa». Si trattava ancora di insegnamenti conferiti «per incarico» dai presidi, una situazione di estrema precarietà di cui avranno a soffrire numerosi allievi – soprattutto donne – di Venturi…

https://ilmanifesto.it/storia-dellarte-la-parente-povera-sui-banchi-di-scuola

 
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