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All'ombra del proiettore View full size

 
 

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All'ombra del proiettore

Il cinema per ragazzi nell'Italia del dopoguerra

Biblioteca di HECL

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Note sul testo
Nel secondo dopoguerra e fino ai primi anni Sessanta il cinema per ragazzi ha rappresentato il terreno ideale di incontro (e di scontro) tra progetti educativi diversi: c'era chi pensava che il bambino, immerso nel "meraviglioso" delle immagini in movimento, potesse accrescere il suo bagaglio culturale e chi, nel buio della sala, vedeva solo la vittoria di modelli comportamentali negativi. Al fondo delle due posizioni esisteva la difficoltà di definire in modo preciso un genere "nuovo" come la cinematografia per ragazzi, ma soprattutto era forte il divario fra le esigenze ricreative dei giovani e le preoccupazioni pedagogiche degli adulti; si cercò così, anche attraverso l'istituzione di cineclub, di educare alla visione dei film, si realizzarono pellicole "su misura" e si coinvolse la scuola.
Dalla nascita del Festival Internazionale del Film per Ragazzi di Venezia ai primi esperimenti di cinema scolastico, dalle direttive ministeriali ai progetti della Santa Sede, questo libro racconta, utilizzando una ricca documentazione, le tappe di un percorso importante (e misconosciuto), aprendo uno spazio nuovo nella "lettura" della nostra storia dell'educazione.

Note sull'autore
Davide Boero laureato con una tesi su 11 cinema di Jacques Tati, è docente nella scuola secondaria. Ha collaborato a diverse riviste «Film D.O.C.», <<LG Argomenti>), <<Andersen»; per la casa editrice Le Mani ha pubblicato i volumi Letteratura per l'infanzia in cento film (in coli. con Pino Boero, 2008) e Chitarre e lucchetti. li cinema adolescente da Morandi a Moccia (2009).

Indice
Introduzione. Dal fascino della lanterna magica al fascismo delle immagini

Capitolo primo. Il Lido di Venezia e i ragazzi
1.1 Un Lido per i giovani
1.2 Sul cinema per ragazzi

Capitolo secondo. Al cinema con le istituzioni
2.1 Lo Stato e la cinematografia
2.2 I documenti della Santa Sede sul cinema

Capitolo terzo. Al cinema con i pedagogisti
3.1 Luigi Volpicelli
3.2 Raffaele Laporta
3.3 Giuseppe Flores d’Arcais

Capitolo quarto. Dalla pedagogia alla didattica: cinema e scuola
4.1 I programmi scolastici e le riviste magistrali
4.2 Remo Branca
4.3 Dalla Cineteca autonoma per la cinematografia scolastica al Centro Nazionale per i Sussidi Audiovisivi

Capitolo quinto. Con gli occhi dell’infanzia: cosa vedevano i ragazzi?
5.1 Nel buio della sala
5.2 Conclusioni: cinema per chi?

Appendici
1. Regolamento del I Festival Internazionale del Film per Ragazzi di Venezia (1949)
2. Statuto del Comitato di Coordinamento del Cinema della Radio e della Televisione per Ragazzi
3. Statuto del Centro Nazionale del Film per la Gioventù
4. Statuto del Centro di studi «I Ragazzi e il Cinema» (I.R.E.I.C.)
5. Disegno di Legge, 8 marzo 1950
6. Disegno di Legge, 23 marzo 1950
7. Disegno di Legge, 9 agosto 1951
8. Disposizioni relative alla cinematografia per ragazzi (Disegno di Legge unificato), 1 aprile 1953
9. Disegno di Legge n. 341, 17 novembre 1953 (riproposizione delle Disposizioni)
10. Istituzione della Cineteca Autonoma
11. Istituzione del Centro Nazionale per i Sussidi Audiovisivi, Legge n. 1212, 12 ottobre 1956 (Gazzetta Ufficiale n. 281, 6 novembre 1956)
12. Concorso per un soggetto di film didattico indetto dall’Istituto «Lumen»
13. Norme regolamentari per il concorso annuale del Centro Nazionale per i Sussidi Audiovisivi «Bobina d’oro»

Bibliografia

  • Autore/i Boero Davide
  • Codice ISBN (print) 978-88-6056-337-8
  • Numero pagine 427
  • Formato 14x21
  • Anno 2013
  • Editore © 2013 eum edizioni università di Macerata
LIBER - Libri per Bambini e Ragazzi
Eum Redazione

di Chiara Lepri, LIBER n. 104, Strumenti. Per operare nel mondo del libro per ragazzi, p. 79

La narrazione di storie, si sa, lascia un segno profondo nei piccoli ascoltatori: consente loro di vivere un'esperienza altra da sé, virtuale, e dunque di scoprire forme, valori, significati alternati a quelli conosciuti; inoltre va a nutrire l'immaginario, ne amplia le prospettive, ne ridescrive i confini. Tale connotazione di formatività, storicamente ha interessato le intenzioni pedagogiche degli adulti, i quali ne hanno veicolato e controllato forme e modalità, giudicandone i contenuti e valutando l'eventuale proposta ai ragazzi, anche - e soprattutto - in senso didattico. Ciò è accaduto non solo per la letteratura per l'infanzia, ma anche per il cinema per ragazzi. In un recente e denso saggio, All'ombra del proiettore: il cinema per ragazzi nell'Italia del dopoguerra, Davide Boero, già coautore con Pino Boero del volume La letteratura per l'infanzia in cento film (Le Mani, 2008), ripercorre con puntualità e rigore metodologico la storia del cinema per ragazzi in Italia dal secondo dopoguerra ai primi anni '60. Vediamo, allora, come il cinema rivolto ai ragazzi fosse inizialmente guardato con sospetto per la forza emotiva delle immagini in movimento, per poi trasformarsi in uno strumento utile più per facilitare il lavoro di insegnanti e genitori che per formare (o divertire) i più giovani: "il cinema per ragazzi nasce quindi come prodotto artificiale, costruito facendo attenzione ad adeguare la complessità del reale agli stadi dello sviluppo infantile" (p. 60).
Di particolare interesse risulta l'approfondimento sul dibattito pedagogico che vide impegnati, e con esiti diversi, intellettuali del calibro di Luigi Volpicelli, Raffaele Laporta e Giuseppe Flores D'Arcais: se il primo dapprima riconosce la pericolosità del mezzo cinematografico quale potenziale minaccia alla salute psichica dei ragazzi e ne contempla infine un utilizzo didattico purché incanalato "in vie socialmente accettabili", Laporta ridimensiona il valore dei film didattici, utili nella formazione intellettuale ma poco incidenti nello sviluppo morale e sociale, mentre D'Arcais individua nell'opera cinematografica un valore artistico in grado di attivare la classe e di consentire lo stabilirsi di un dialogo proficuo tra docente e allievi.
Boero prosegue la sua indagine esaminando un ampio apparato documentario tratto da riviste pedagogico-magistrali e di critica cinematografica e da riferimenti legislativi, sempre nell'ottica di sondare non solo le riflessioni degli studiosi, ma anche le iniziative e i progetti effettivamente realizzati, come l'istituzione, nel 1956, del Centro Nazionale per i Sussidi Audiovisivi, con il quale si offrì l'opportunità ai docenti di scegliere in piena libertà da un campionario di strumenti cinematografici adattabili alle diverse esigenze didattiche.
Il saggio si conclude con un capitolo che si propone di entrare criticamente nello specifico del rapporto tra cinema e ragazzi, in cui si evidenzia come l'editoria e/o gli addetti ai lavori avessero accettato con largo anticipo e senza pregiudizi, anche per ragioni di mercato, che il cinema potesse rappresentare un'occasione ricreativa quotidiana nella vita di bambini e ragazzi.
Emergono quindi le diverse prospettive attraverso le quali si è guardato all’infanzia, escludendo, tuttavia, di considerare l'aspetto ludico e gratuito dell’esperienza cinematografica quando questa può invece rivestire un ruolo formativo - conclude l'autore – "capace di superare i preconcetti, le teorie pedagogiche, le programmazioni didattiche, per diventare 'educatore' di emozioni e di crescita spirituale" (p. 365).
Riccamente corredato da citazioni e fonti, il volume si delinea come uno studio originale senz'altro utile alla riflessione storico-educativa e a chi desideri approfondire, più in generale, il complesso rapporto tra infanzia, narrazione filmica e intenzionalità pedagogica.

 
Ciao Cinema
Eum Redazione

di Erica Re

Archiviata la Seconda Guerra Mondiale, terribile e devastatrice come era stata, tutto doveva essere ricostruito. Compreso l’immaginario dei più piccoli, di cui – persino in quell’epoca così buia – ben se ne riconosceva l’importanza. Più difficile, però, capire come forgiarlo anche se era opinione abbastanza diffusa che il cinema – o meglio, il cinematografo – potesse essere un valido strumento in questo senso. A patto, però, che esso sapesse veicolare valori e sentimenti positivi ed educativi (così da poter sostituire o quantomeno affiancare istituzioni educative più tradizionali come la scuola e la famiglia), ben lontani quindi da pellicole molto in voga in quel periodo, come per esempio tutte quelle riconducibili al filone western. Da qui l’esigenza di confezionare pellicole "su misura per un piede più piccolo di un piede adulto", come testimonia ora un meticoloso saggio edito da Eum (Edizioni Università di Macerata), All’ombra del proiettore. Il cinema per ragazzi nell’Italia del dopoguerra (pp. 427, € 22). Come infatti sottolinea l’autore (quel Davide Boero che già avevamo apprezzato per i volumi Letteratura per l’infanzia in cento film e Chitarre e lucchetti. Il cinema adolescente da Morandi a Moccia, pubblicati entrambi da Le Mani), fino ai primi anni Sessanta il cinema per ragazzi ha rappresentato una sorta di terreno di scontro tra chi era contro e chi invece a favore. E in questo senso, furono risolutive l’istituzione dei cineclub e l’educazione alla visione dei film da parte della scuola. Bei tempi, quelli…

http://www.ciaocinema.it/allombra-del-proiettore-il-cinema-per-ragazzi-nellitalia-del-dopoguerra/

 
LiBeR
Eum Redazione

Il volume è stato segnalato nel portale www.liberweb.it alla pagina: http://www.liberweb.it/News-article-sid-7870-topic-23.html

 
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