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Blu

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  • Codice ISBN (print) 978-88-6056-748-2
  • Codice ISBN (PDF) 978-88-6056-749-9
  • Numero pagine 235
  • Formato 14x21
  • Anno 2022
  • Editore © 2022 eum edizioni università di macerata
TGR Marche
Eum Redazione

“Le frontiere sono lì per essere valicate. Leggere queste pagine, addentrarsi nel blu, che poi è il colore della Terra vista dallo spazio, significa intraprendere un’avventura meravigliosa”.

Per la rubrica "Scaffale" in onda all’interno del "TG Marche" il 10 luglio 2023 Patrizia Ginobili segnala “Blu. La bellezza della natura” di Kai Kupferschmidt.

Buona visione: https://t.ly/SQIoH

https://t.ly/0yWF (da min. 17.22)

 
Doppiozero
Eum Redazione

Sono rossi i pesci rossi?

Di Luisa Bertolini, Doppiozero, 6 Febbraio 2023

(…) Blu. La bellezza della natura è il titolo del libro di Kai Kupferschmidt (Prefazione di Luca De Benedictis, trad. it. di Laura Bortot, Edizioni Università di Macerata), giornalista con una formazione in biologia molecolare. Il piano dell’analisi è quindi decisamente scientifico: davvero, si chiede l’autore, il colore è in primo luogo un fenomeno sociale, come afferma lo storico Michel Pastoureau? Certo è un elemento, ma il blu, ribatte, è fisica, è chimica, è biologia e ci promette un percorso tra minerali, vegetali e animali, occhi e cervelli, animato da alcuni incontri con studiosi che, in varie parti del mondo, effettuano nuove ricerche sul blu.

Il primo incontro si svolge nell’Oregon, a Corvallis, nel laboratorio del professore Mas Subramanian dove è stato scoperto un nuovo pigmento, lo YInMn Blue (pronunciato Jinnminn). Una precisa mescolanza di ittrio (Y), indio (In) e manganese (Mn), messo in un forno a 1300 gradi per almeno sei ore produce questo blu intenso e straodinario. La ricetta è nel libro, ma sembra piuttosto difficile dosare le proporzioni e procurarci un forno adatto, forse possiamo accontentarci del pastello a cera della Crayola, chiamato appunto “bluetiful” che si ispira allo YInMn Blue. Del resto, come racconta Kupferschmidt, la ricerca dei pigmenti blu per riprodurre il colore del cielo e del mare ha origini antichissime e giunge fino appunto ai nostri giorni. Risale a settemila anni fa, alla scoperta della pietra blu, il lapislazzuli, sulle montagne dell’Hindu Kush nell’attuale Afganistan, alla “fritta blu” fabbricata dagli egizi, all’uso dell’oltremare ricavato dall’azzurrite e dello smalto blu cobalto dei pittori rinascimentali, prosegue fino al blu di Prussia e al blu oltremare sintetico fabbricato nell’Ottocento e al blu Klein, il brevettato IKB i cui componenti – ci assicura l’autore – potremmo procurarci anche noi nel negozio di pigmenti Adam a Montmatre. Per ciascuno di questi composti l’autore ci dà molti ragguagli sulla struttura chimica.

Un altro incontro, piuttosto inquietante, riguarda il collezionista di occhi Leo Peichl all’ospedale universitario di Francoforte sul Meno: nel suo ufficio sono conservati, in formalina o in piccole scatole di cartone, centinaia di occhi di animali diversi, dagli elefanti ai toporagni. Il professore studia la retina e i recettori che catturano la luce e cerca di ricostruire alcune tappe della storia dell’evoluzione. La storia naturale, ci spiega Kupferschmidt, rivela che negli occhi dei vertebrati, circa cinquecento milioni di anni fa esistevano quattro tipi di coni e che, mentre uccelli, pesci e rettili conservano ancora questi quattro recettori, nei mammiferi, per varie peripezie genetiche, due recettori vennero perduti e solo le scimmie – e l’uomo – riuscirono a differenziare uno dei due coni e conferire al terzo cono la capacità di recepire il rosso. Il complesso passaggio dalla retina al cervello è poi alla base della percezione delle coppie opponenti rosso-verde, blu-giallo, un tema che da più di un secolo ha sempre suscitato l’interesse dei filosofi. L’autore qui si ferma lasciando ai filosofi la costruzione di esperimenti mentali che egli giudica con un certo scetticismo. Qualche volta a ragione.

La seconda parte del libro entra nel mondo vegetale e animale. La presenza del pigmento blu nel mondo vegetale, spiega Kupferschmidt, è dovuta all’azione di un gruppo di sostanze coloranti, gli antociani (dal greco ἀνϑος ‘fiore’ e κύανος ‘azzurro’), ad esempio nei fiordalisi, nella clitoria ternatea e in altri bellissimi fiori. Ci racconta anche dei tentativi, finora falliti, della ditta giapponese Suntory di creare con modificazioni genetiche una rosa davvero blu. Diverso è invece il modo in cui si formano le tonalità blu nel mondo animale: derivano da strutture microscopiche, reticoli, creste, fossette, lamine e sfere che curvano o disperdono i raggi luminosi, come nel caso del magnifico morfo blu, una farfalla che presenta sulla superficie delle sue ali minuscole strutture a forma di albero. Le ricerche naturalistiche che l’autore ci propone con altre numerose analisi ci introducono alla scoperta di aspetti sconosciuti e curiosi delle piante e degli animali, senza minimamente distruggere il fascino del fiore blu della poesia romantica o la magia del cavallo blu di Franz Marc…

https://www.doppiozero.com/sono-rossi-i-pesci-rossi

 
La Bottega di Hamlin
Eum Redazione

Blu. Il viaggio di Kai Kupferschmidt alla scoperta del colore più profondo e raro

Giorgio Cipolletta, La Bottega di Hamlin, 16 Gennaio 2023

Blu di Kai Kupferschmidt, edito da Eum (Edizioni Università di Macerata) nel 2022 nella bella traduzione di Laura Bortot colpisce nella sua ricerca affamata del colore più profondo e raro.

Il libro
L’autore tedesco ci porta per mano nella poliedricità avventurosa del colore più insolito: il blu. Dal mondo minerale a quello animale, da quello vegetale a quello linguistico e artistico. Nel sotterraneo della terra si nascondono alcuni pigmenti “magici” con lo sguardo in direzione di un cielo limpidissimo dove i sogni si immergono. Seguendo il pensiero di Pastoreau, la storia dei colori è una storia sociale. L’avventura che Kupferschmidt ci regala un affascinante e altrettanto complesso viaggio nel blu.
Il lettore naviga tra parole, culture, rifrazioni, piume, genetica, prismi e visioni. La luce blu con la sua ridotta lunghezza d’onda si diffonde nell’atmosfera. Già migliaia di anni fa i nostri antenati imparano a mescolare i primi pigmenti a partire dai materiali ferrosi. Dai Barbari ai jeans, le strade del blu sono infinite. Gli egizi sono incantati dal blu dei lapislazzuli, e dall’indaco. Tutto parte dall’Oriente per poi disorientarci nella bellezza celestiale del mondo dell’arte (da Raffaello a Derek Jerman). Finalmente l’uomo trova il modo di trasformare il blu della roccia in pigmento luminoso: il blu oltremare. Il blu non è solo la pietra filosofale, ma anche disposizione di atomi (blu YInMN, o blu di Prussia) capace di creare allo stesso tempo emozioni di fronti ai vortici del cielo stellato di Van Gogh fino all’onda iconica di Hokusai. Il Blu però conquista anche la versione tossica e velenosa. Il lapis produce dei toni blu di grande varietà e intensità, così come l’azzurrite meno costosa e più utilizzata nell’antichità classica e nel mondo medievale.
Nel XVII secolo si tenta di fabbricare artificialmente il blu oltremare, ma ancora agli inizi del XIX secolo non è chiaro come fosse composta quella polvere. Soltanto settant’anni più tardi, trenta ditte iniziano a produrre in totale dieci milioni di chili all’anno di blu oltremare sintetico. Nel XX lo stesso blu diviene il blu più famoso al mondo grazie all’intuizione mistica e artistica di Yves Klein: IKB (International Klein Blue). Il Blu ricercato da Kupferschmidt tocca con profondità la terra fino al suo interno (ringwoodite), stimola i coni e i bastoncelli della retina nel complicato processo della visione. Il blu è anche il colore della lontananza, delle luci Led, ma anche della coscienza (Metzinger). Dallo spazio ammiriamo la Blue Marble, sulla Terra cerchiamo i segreti del fiordaliso, della salvia divinorum, ma anche nella forma del colorante e i suoi molteplici impieghi: dalle famossisime e colorate M&Ms alla pillola del rimedio alla disfunzione erettile maschile, il Viagra. Il colore blu è parola nonché classificazione. Nel 1814 Abraham Gottlob Werner tenterà una prima nomenclatura dei colori. Il blu è maschile e affidabile, ma anche femminile e pieno di contraddizioni.

Blu – La recensione
Farfalle, cavalli (quelli dipinti di Franz Marc), coleotteri, molluschi, pavoni, anelli blu velenosi del polpo, le sule piediazzurri maschi che conquistano la femmina mostrando orgogliosi l’azzurro-turchese delle zampe o le piume “corteggiatrici” della passerina caerulea, il blu si trasforma in sensore di comunicazione ed emozione.
Blu rappresenta anche il sentimento dell’estinzione rappresentata dall’ara di Spix, una specie allo stato selvatico cancellata. Kupferschmidt compie un’operazione naturale, ossia quella di capire le ragioni di come il colore blu, così raro in natura affascina gli scienziati, gli artisti. Una storia tutta da scrivere, da raccontare, da vedere fatta di bellezza e fugacità. Kupferschmidt afferra l’incommensurabilità del blu del mare e del cielo, un modo di vedere il mondo, i suoi misteri, le sue dinamiche, le sue incomprensioni, la vita “nel balenio di una scintilla nella paglia” e la morte nell’ombra fuggevole del tempo.
La ricerca di Kai Kupferschmidt, come ci ricorda nella prefazione Luca De Benedictis, “è un successo”. La scoperta del colore blu ci dona una rivoluzione sociale e mentale, un’emozione come vedere la Terra così piccola, blu e bellissima nell’eterno silenzio. Un mare di pensieri blu.

https://www.labottegadihamlin.it/2023/01/16/blu-il-viaggio-di-kai-kupferschmidt-alla-scoperta-del-colore-piu-profondo-e-raro/

 
Il Manifesto
Eum Redazione

Il Manifesto, 9/12/2022, pag. 13

BLU Il volume di Kai Kupferschmidt dal titolo «Blu. La bellezza della natura» è edito da Eum, Edizioni Università di Macerata (edizione originale «Blau. Wie die Schönheit in die Welt kommt», traduzione di Laura Bortot) e si concentra sulla fascinazione del colore blu, seguendone il passo e il tenore fin dalla sua generazione. Per indagare il segreto di questo colore, Kupferschmidt (classe 1982 e studioso di biomedicina molecolare che lavora come autore di testi scientifici a Berlino e scrive per diverse testate tedesche e statunitensi tra cui «Journal Science», «Suddeutsche Zeitung», «Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung» e «Die Zeit») attraversa il mondo, passando dal Giappone a un lago vulcanico in Oregon per poi tornare in Brandeburgo e vedere gli ultimi esemplari di ara di Spix, fino a un semplice fiordaliso o una ghiandaia. Protagoniste diventano cosl rocce, piante, animali, o lo sguardo rapito dallo spazio verso il pianeta blu. Secondo l'autore: «Potrà sembrare poco, ma ho la speranza che queste riflessioni suggeriscano anche solo la possibilità di contemplare la bellezza della natura con uno sguardo nuovo, fresco. E magari di comprendere meglio la bellezza, la fragilità e la schietta inverosimiglianza del nostro pianeta blu, come pure la responsabilità che ci dobbiamo assumere nei suoi confronti».
Il volume verrà presentato oggi a Roma nell’ambito della fiera «Più Libri Più Liberi» alle 12,15 in Sala Elettra. Intervengono l'autore e Luca de Benedictis.

 
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