Comporre e improvvisare
di Daniele Vineis, Musica Domani, 186 (giugno 2022)
A CHI SI RIVOLGE
Il quaderno, curato da Luca Bertazzoni, offre una varietà di stimoli di approfondimento davvero multiforme. Si rivolge a tutti gli insegnanti di musica di ogni ordine e grado, musicisti, animatori, musicoterapisti e operatori del terzo settore che operano con la musica. Dagli allievi di pianoforte di Donatella Bartolini, ai cantanti, coristi, direttori di coro di Alberto Ezzu; dall’utilizzo dei nuovi media proposto da Emanuele Pappalardo rivolto a docenti e didatti per lavorare con l’analisi e la composizione, alle riflessioni teoriche di Sara Pellegrini utili a operatori socio/sanitari, musicoterapisti e docenti di sostegno; mentre musicisti, educatori, animatori musicali, direttori di ensemble vari, (dal piccolo gruppo di adolescenti all’orchestra sinfonica, dal trio jazz alla bigband) potranno avvicinarsi al fantastico mondo dell’improvvisazione condotta grazie al saggio di Ludovico Peroni.
MOTIVI DI INTERESSE
Il volume tratta del comporre e improvvisare in vari contesti educativi; i cinque saggi sono molto differenziati fra loro e percorrono strade didatticamente e filosoficamente molto lontane. La lettura di questo quaderno ci fa riflettere sulle infinite strade che il mondo dell’educazione musicale sta percorrendo. Pare di essere in un calviniano Castello dei destini incrociati dove ciascun autore narra della propria esperienza e visione educativa partendo dalle stesse carte: comporre e improvvisare con la musica.
Certo non tutti gli interventi hanno la leggerezza che Calvino raccomanda in Lezioni Americane, ma la molteplicità è assicurata.
Percorrendo quindi questi sentieri pedagogici che si incrociano, si biforcano e si allontanano, si potrà trovare sicuramente ciò che si cerca in base alla propria sensibilità ed esperienza.
Ecco allora che Donatella Bartolini pone l’accento sulla creatività infantile con un approccio compositivo stimolato dal rapporto con l’arte figurativa. Si concentra sulla sperimentazione armonica chiedendo, ai giovani studenti di pianoforte, di ricercare soluzioni armoniche inusuali, aiutati da una propria istintiva percezione psicologica nell’abbinare il colore al suono, utilizzando stimoli visivi tratti dalla storia dell’arte, e stimoli musicali tratti da opere del ‘900.
In un ambito completamente diverso troviamo il saggio di Alberto Ezzu che utilizza l’antichissima tecnica popolare del canto difonico per avviare percorsi di educazione al canto e alla voce che permettano di prendere coscienza delle possibilità acustiche che l’uso degli armonici offre al musicista e al didatta. Una breve storia di questa tradizione chiarisce come e quando tale tecnica è stata utilizzata e stimola un ulteriore approfondimento. La strategia compositiva proposta dalle tante personali esperienze dell’autore indica una via alternativa all’uso di questa tecnica, aprendo al mondo della musica d’oggi senza preclusioni stilistiche.
Molto interessante è poi il lavoro di Emanuele Pappalardo, che affronta i concetti di analisi e composizione musicale calandoli in un contesto educativo di base; sottolinea l’importanza del lavoro di gruppo, con un continuo confronto di idee e differenze interpretative, per poter sviluppare la discussione su concetti complessi come: informazione – comunicazione – connotazione.
È grazie ai nuovi media che Pappalardo riesce a integrare in ambito scolastico il lavoro pratico sulla composizione musicale, collegata e derivata dall’analisi; ma è attraverso il “fare” che si arriva all’accettazione di eventi sonori inusuali e al ridimensionamento dei propri pregiudizi psico-affettivi.
La ricerca del pensiero divergente, richiede di essere aperti all’imprevedibile, all’inatteso, favorendo un atteggiamento creativo che non si limiti a individuare la sorgente sonora; e come indicato da Pierre Schaeffer nel Traité des objets musicaux, praticare una sorta di Écoute Réduite (ascolto ridotto) che distingua la causa (fonte di produzione), dal senso (stimolo psicologico, immaginifico o musicale), liberando così la creatività del bambino.
In questo panorama di sentieri educativi, il saggio di Sara Pellegrini si distingue per l’impianto teorico, storico e clinico sul disordine o rumore cerebrale in assetto transdisciplinare, per lo studio della dislessia, disprassia, discalculia e disgrafia. L’autrice ricerca una strategia globale, dinamica e intuitiva per un approccio educativo ecologico, attento alla globalità dei linguaggi e delle funzioni, in relazione al contesto. Per Pellegrini infatti, l’esperienza sensomotoria della musica è una formidabile occasione di regolazione e integrazione funzionale della cognitività.
Infine l’esperienza personale di Ludovico Peroni come direttore di ensemble e performance in contesti musicali variegati, ci presenta l’improvvisazione condotta, derivata dalle due metodiche attualmente più utilizzate: Conduction di Lawrence D. “Butch” Morris e Soundpainting di Walter Thompson. Le ricadute pedagogiche che l’improvvisazione condotta mette in gioco sono di notevole interesse, dove l’interplay diviene la manifestazione più alta dell’auto-organizzazione della performance, mediato e facilitato dagli stimoli del conduttore. L’esplorazione della materia sonora tramite il contatto e il dialogo con l’altro, permette di abbandonare il medium della scrittura, caratteristico della tradizione occidentale, sviluppando così quelle componenti audiotattili e psico-somatiche che in un’improvvisazione sono di primaria importanza.
La lettura dell’intero volume è quindi di grande interesse perché offre una visione ampia e articolata del dibattito che intercorre fra gli addetti ai lavori nel mondo della pedagogia musicale in Italia.
Daniele Vineis
https://www.musicadomani.it/comporre-e-improvvisare/