Di Anna Bernabè, Rassegne, recensioni e schede, TECA, volume XI, numero 3ns (giugno 2021), pp. 127-131
Un volume in onore della multiforme attività didattica, scientifica e bibliotecaria di Rosa Marisa Borraccini non poteva che rispecchiarne la ricchezza degli interessi, ed offrire un tributo al suo impegno, negli anni con intelligenza declinato in diversi settori afferenti alle scienze del libro e della biblioteca, ed elargito senza mai far venire meno l’attenzione ai rapporti interpersonali e alla valorizzazione di allievi e giovani ricercatori.
A confermare ciò sono le parole della breve ma intensa premessa che i tre curatori del volume antepongono all’articolarsi dei ventisette saggi lì contenuti, e che concludono con una riflessione sulla continuità della ricerca, «ogni giorno» - unita ad un affettuoso richiamo al piacere di collaborare con «Marisa», in quella condivisa attività di ricerca nella quale ella sempre offre i frutti delle sue doti intellettuali ed umane (pp. 11-12:12).
La varietà dei temi di cui negli anni la studiosa si è occupata si evince in primis dalla Bibliografia di Rosa Marisa Borraccini dal 1975 al 2020, curata dall’allieva Monica Bocchetta che suddivide i lavori in base alla categoria del «prodotto» scientifico (monografia, curatela, saggio etc.) e sceglie di includervi anche una sezione sulle banche dati, ove la Maestra ha evidenziato la sua lungimirante attenzione «alle questioni del digitale in relazione alla diffusione dei risultati della ricerca» (pp. 13-31:13). Scorrendo i titoli si desume una chiave per interpretare l’articolata proposta della miscellanea, coerente con la sua natura e con i suoi scopi: si tratta di un mosaico di approfondimenti dove si ravvisano alcuni dei numerosi filoni di studio cari a Borraccini, ed in ciascuno dei quali si è concretizzata la sua solida impostazione metodologica, modus operandi che Giovanna Granata non manca di evidenziare nel profilo scientifico della studiosa. Un esempio per tutti offre Granata: la vera e propria ‘tabella di marcia’ alla base di un contributo scritto da Borraccini trent’anni fa (in Una facoltà allo specchio. Le tesi di laurea della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Macerata, 1964-65/1988-89, 1991) e che ancora oggi rappresenta una guida utile a chi si affaccia al mondo dell’indagine scientifica: «la sistematicità dell’analisi, la sicura padronanza dello status quaestionis, la ricognizione analitica dei diversi aspetti implicati, sul piano tecnico e normativo, l’esame delle buone prassi seguite a livello internazionale» (pp. 43-58:46). Sul fronte dei contenuti, anche dai titoli della Bibliografia si colgono non solo la tensione di Borraccini alla ricerca di una comprensione profonda del proprio contesto locale, il marchigiano, per poi estendersi al di là di tali confini geografici e culturali, ma anche la consapevolezza che la scuola è il «primo fermento culturale del territorio» (pp. 44-45): due aspetti, considerazione del contesto e attenzione alla trasmissione del sapere, i quali sono senza dubbio due elementi portanti dell’intera sua produzione.
La cultura e i beni culturali, quindi, non possono che essere il punto di partenza degli itinerari esplorativi intrapresi dalla studiosa, e con questa idea si apre anche il percorso di studi in suo onore tracciato da Petrucciani, Sestini e Valacchi, che lo inaugurano con la profonda riflessione offerta da Alfredo Serrai sui principali riferimenti lessicali sottesi all’orizzonte professionale e scientifico (pp. 33-42). Per Serrai la «Cultura» è, secondo l’idea classica, «un modo per accrescere la propria umanità innalzandola ai livelli intellettualmente più significativi e simbolicamente più produttivi» e i «Beni Culturali» sono oggetti fisici recanti «significati, manifestazioni, od espressioni giudicati non meramente di valore storico o testimoniale, ma intrisi di elevata qualità mentale ed intellettuale, vuoi spirituale come emotiva, letteraria e poetica, armoniosa ed evocativa» (p. 39). Si può dunque radicare in questa prospettiva ampia il settore d’indagine sulle biblioteche ecclesiastiche cui Borraccini ha prestato il suo impegno, nel sodalizio di lunga data con Roberto Rusconi, poi anche con Granata, e che si è esplicitato specie nell’analisi dei Codici Vaticani Latini contenenti le liste dei libri (dei «beni culturali») richiesti alle case religiose italiane dalla Congregazione dell’Indice. A questo indirizzo fanno capo nel volume il saggio dello stesso Rusconi, che ai risultati condivisi con la collega desidera qui aggiungere un tassello (pp. 161-169), ed il lavoro di Paola Zito sul titolo Speculum, «termine dell’estesissimo spettro semantico», e la sua presenza nelle biblioteche conventuali (pp. 87-101:87). Sulla stessa linea si snodano poi il focus di Paolo Tinti, da cui emerge il dialogo fra la collezione privata di un alto prelato, allievo di Benedetto Bacchini e amico di Muratori, e la biblioteca benedettina emiliana nella quale è confluita (pp. 221-232), e l’approfondimento di Vincenzo Trombetta dedicato al contesto bibliotecario ecclesiastico napoletano del primo Ottocento (pp. 233-244).
Se lo studio delle biblioteche religiose ha senza dubbio caratterizzato gli interessi di Borraccini, che ha svolto la professione ‘sul campo’ prima di aprirsi all’attività accademica e consolidare così la base teorico–scientifica delle numerose iniziative intraprese, la stessa si è sempre dedicata con passione all’indagine sulle biblioteche tutte, e sui diversi aspetti che le caratterizzano. A questo tratto della produzione borracciniana si riconosce legata, ad esempio, l’attenzione alle biblioteche private, qui richiamata dal contributo di Fiammetta Sabba su quella romana dei Cardelli, a dimostrazione di come l’analisi di una raccolta libraria di famiglia possa diventare un punto di vista privilegiato per lo studio della storia «non solo bibliotecaria» (pp. 205-220:220). E connesse all’analisi delle biblioteche sono senza dubbio le ricerche sui bibliotecari, rappresentate dalle pagine scritte a quattro mani da Stefano Gambari e Mauro Guerrini sull’Antonio Panizzi docente alla London University prima di assumere l’incarico, che lo ha reso celebre, al British Museum (pp. 245-259). Si innesta qui lo studio dei bibliotecari e del loro entourage a partire dalle carte giunte a noi, studio che interpreta pure quel «rapporto stretto e costante con le cattedre di archivistica, diplomatica e paleografia» coltivato da Borraccini docente nell’Ateneo maceratese (p. 11) e nel volume richiamato, ad esempio, dall’apporto di Federico Valacchi che discute l’urgenza e la complessità della «comunicazione archivistica» (pp. 427-444:428). Al tema della ricerca sui bibliotecari fondata sulla consultazione delle loro carte fanno capo, fra gli altri, gli approfondimenti di Giancarlo Petrella sul rapporto fra Tammaro De Marinis e il ferrarese Giuseppe Agnelli (pp. 297-319), e quello di Enrico Pio Ardolino su Augusto Campana (pp. 321-334). E gli studi sulle biblioteche non possono non passare attraverso la lente della sensibilità dei loro lettori, che con esse si pongono in dialogo (e in sinergia): è in quest’ottica che Alberto Petrucciani trova le evidenze per trattare di un giovane Dino Campana «piuttosto diverso dal solito» (pp. 279-296:296), mentre Chiara Faggiolani conduce a soffermarsi sull’iniziativa privata (dell’editore Einaudi) per la lettura e le biblioteche, a beneficio della collettività (pp. 335-349).
La storia della costituzione della Biblioteca pubblica di Dogliani grazie all’intervento di Giulio Einaudi, inoltre, introduce un altro aspetto del profilo scientifico di Borraccini, quale l’approccio gestionale alla biblioteca: nella miscellanea esso si ravvisa in temi di grande attualità, come il concetto di «inclusione» contestualizzato nel settore bibliotecario da Giovanni Di Domenico (pp. 375-387), o l’impatto delle biblioteche nelle università, su cui si concentrano le riflessioni di Giovanni Solimine (pp. 389-399) e che pure rende omaggio all’esperienza di Borraccini quale prorettore vicario dell’Università di Macerata (2010-2016) - della cui Biblioteca ella stessa già aveva delineato lo sviluppo negli «Annali di storia delle Università italiane» (2009).
Ampio è dunque il ventaglio degli incarichi ricoperti da Borraccini nel corso della sua carriera, rispecchiati in gran parte nell’opera corale allestita in suo onore. Fra essi, la direzione, tuttora in corso, di «Paratesto», la rivista fondata da Marco Santoro e Maria Gioia Tavoni, volta ad ampliare il Gérard Genette di Seuils (1987). E agli studi sul paratesto fanno capo nel volume il lavoro di Edoardo Barbieri e Luca Rivali sulla vicenda editoriale del Cornu copiae di Niccolò Perotti caratterizzata dalle iniziative di Aldo Manuzio e di un Giovanni Tacuino dotato di notevole «capacità innovativa» (pp. 59-85:78), e quello di Lorenzo Baldacchini, che interviene su un’iniziale figurata e nel contempo richiama un tema presente anche negli studi di Borraccini, quale la ricezione nel mondo dell’editoria della devozione alla marchigiana Vergine di Loreto (pp. 103-109).
Il libro manoscritto e a stampa, le carte d’archivio, fino ad arrivare al contemporaneo universo dei dati, passando per le competenze del bibliotecario e dello studioso della disciplina, sono altri temi abbracciati dalla miscellanea e che integrano l’articolato panorama degli studi su libri e biblioteche ben noto a Borraccini, dal 2018 al 2020 presidente della prestigiosa Società Italiana di Scienze Bibliografiche e Biblioteconomiche (SISBB). Nell’impossibilità di menzionare tutti i contributi, egualmente importanti, nuovi e ricchi di spunti, si riporta infine il sommario del volume, per confermare l’evidenza di una raccolta di saggi organica e sapientemente strutturata - oltre che corredata da un utile Indice dei nomi (pp. 445-463).
Alfredo Serrai, Cultura e beni culturali; Giovanna Granata, Libri, biblioteche e società: le ricerche di Rosa Marisa Borraccini tra storia del libro e storia delle biblioteche; Edoardo Barbieri e Luca Rivali, La “mise en livre” del Cornu copiae nelle edizioni di Giovanni Tacuino (1496, 1501, 1504, 1508); Paola Zito, Speculum. Riverberi editoriali quattro-cinquecenteschi nelle biblioteche conventuali; Lorenzo Baldacchini, L’edizione della Lauretanae Virginis historia di Girolamo Angelita e un’iniziale xilografica; Gianfranco Crupi, Il collezionismo della memoria mobile: gli alba amicorum; Monica Bocchetta, Nuove tessere del mosaico ad Ancona. Il libraio e «stampatore» Francesco Calcagni da Mantova (m. 1570) trait d’union fra Gennaro De Fagnolis e Francesco Salvioni; Angela Nuovo, Le prime edizioni della Gerusalemme liberata (1580-1581) nel contesto della legislazione cinquecentesca sulla stampa; Roberto Rusconi, Dopo la pubblicazione dell’Index librorum prohibitorum da parte di Clemente VIII nel 1596: una radiografia del posseduto librario da parte del clero regolare in Italia; Valentina Sestini, Repetita iuvant: Instruttione et avvertimenti per quelli che vogliono stampare libri in Roma (Roma, Stamperia Camerale, 1607); Flavia Bruni, Prima del catalogo. L’accesso alle risorse in biblioteca nell’età moderna; Federica Formiga, Sviluppo dell’agricoltura nello Stato Veneto attraverso le accademie e la produzione editoriale (1768-1797); Fiammetta Sabba, La biblioteca Cardelli a Roma nel XVIII secolo. Notizie a partire da una memoria inedita della contessa marchigiana Giustina Pianetti Cardelli; Paolo Tinti, La biblioteca del cardinale Fortunato Tamburini fra i libri dei benedettini di San Pietro a Modena; Vincenzo Trombetta, Dalle requisizioni all’uso pubblico: il patrimonio librario ecclesiastico del Regno di Napoli nel Decennio francese (1806-1815); Stefano Gambari e Mauro Guerrini, Antonio Panizzi e le sue due antologie di letteratura italiana: Extracts from the Italian Prose Writers e Stories from Italian Writers; Pierluigi Feliciati, Le carte inesplorate e confuse. La gestione degli archivi amministrativi nel transito allo Stato unitario; Alberto Petrucciani, Dino Campana studente di chimica in biblioteca a Bologna; Giancarlo Petrella, «Il De Marinis non perde mai una occasione per dimostrare simpatia alla Biblioteca di Ferrara». Tammaro De Marinis, Giuseppe Agnelli e l’Ariostea. Frammenti di un carteggio; Enrico Pio Ardolino, «Mi perdoni se tiro l’acqua al mio mulino». Ancora su Augusto Campana e il Convegno internazionale di storia delle biblioteche (1954); Chiara Faggiolani, «Uno e indivisibile è il problema del libro». Giulio Einaudi e la pubblica lettura; Antonella Trombone e Simona Turbanti, Il dottorato in Scienze del libro e del documento; Giovanni Di Domenico, Per una biblioteca inclusiva; Giovanni Solimine, Le biblioteche e il loro impatto sulla vita delle università; Maurizio Vivarelli, Leggere le informazioni: dal dato alla rete; Paola Castellucci, La visione del giudizio. Una prospettiva romantica; Federico Valacchi, Un coniglio dal cilindro. Per una possibile comunicazione degli archivi.
Libri, biblioteche e società, dunque, si intitola il volume miscellaneo, ben curato anche dal punto di vista grafico e redazionale, ed uscito per quelle Edizioni Università di Macerata (EUM) a lungo presiedute dalla stessa Borraccini. A «libri», «biblioteche» e «società», tre concetti interdipendenti, in sinergia fra loro, ci riconduce l’immagine scelta per la copertina: un’incisione raffigurante la Biblioteca Medicea Laurenziana. Nello sviluppo storico dell’istituto fiorentino, infatti, il prezioso contenuto - a partire proprio dalla raccolta privata dei Medici - dialoga ancora oggi, in uno scambio raro ed entusiasmante, col suo contenitore michelangiolesco e con i professionisti che vi operano; e, come ci trasmette la lezione più profonda di Rosa Marisa Borraccini, è questo intero complesso a vivere compenetrandosi con la società, da quella cittadina a quella globale collegata alla rete, dal 1571 ad oggi.
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