Enrico Mattei-Ezio Vanoni, un connubio esemplare
Un libro ripercorre il rapporto tra l'ingegnere e il Ministro. Plauso di Conte
di Maurizio Verdenelli, L'Azione, 4 aprile 2020, p. 15
Lui era forse l'unico personaggio politico a godere da parte di Enrico Mattei "stima incondizionata ed affetto profondo". Lo testimonio' dopo la tragedia di Bascape' Pier Luigi Tumiati, l'inviato de 'Il gatto selvatico', house organ dell'Eni, cui Mattei rilasciò la sua ultima intervista 'a cuore aperto' nella quiete di Anterselva alla vigilia dell'ultimo viaggio, in quel drammatico fine ottobre 1962. Insieme avevano realizzato un sogno: rendere l'Italia autonoma sul piano strategico delle risorse energetiche salvando prima l'Agip dalle mire americane, fondando poi l'Eni. In quel giorno di fine ottobre, accogliendo Tumiati nel suo buen retiro altoatesino, Mattei aveva ad un certo punto condotto il giornalista nella sua camera. E da un cassetto aveva tirato fuori il maglione di montagna del suo fraterno amico e tenendolo stretto a sè aveva ricordato. Non solo i lunghi momenti trascorsi insieme a pescare sul lago dorato ad alta quota al confine con l'Austria, non solo le gare di pesca (perse invariabilmente, lui matelicese con l'esperto montanaro di Morbegno), gli incontri a Brunico al Golden Rose dove si prendevano importanti decisioni sul terreno del rilancio economico, ma sopratutto il penultimo giorno di vita dell'amico, il ministro delle Finanze Ezio Vanoni. Era il 15 febbraio 1956. Mattei, forse preso da un presagio, era andato a far visita a casa Vanoni, a Roma. Aveva trovato Ezio con quel maglione alpino 'da battaglia'. "Sento freddo e cosi' mi sento meglio con addosso questo maglione che mi ricorda tanti giorni sereni e la tua amicizia". Il giorno dopo Vanoni moriva stroncato da infarto in Senato nello studio del presidente Cesare Merzagora al termine di un appassionato intervento. Mattei, appena saputa la notizia, si precipitò a Palazzo Madama e nello studio di Merzagora alla vista del corpo senza vita dell’amico, pianse. Per l'Italia della rinascita aveva sacrificato la propria vita a 52 anni, incurante della sua grave cardiopatia. Genio dell'economia, libero docente si era visto rifiutare la cattedra all'Università di Camerino perché non iscritto al partito fascista. Braccio destro di Alcide De Gasperi fu al fianco di Mattei nella sua drammatica sfida alle potenze mondiali nella battaglia che sopratutto grazie al petrolio che decretò il miracolo economico italiano post bellico. Ezio Vanoni oggi è ricordato per la riforma tributaria ('la Vanoni'), la 13° ai lavoratori e pure per il generoso tentativo di una legge di rilancio del Sud, che venne fatta 'ad arte' affondare. Non si ricorda invece il fondamentale 'ticket' con Enrico Mattei che salvò l'Agip dalla liquidazione già decisa. Eppure c'era il ministro Vanoni nelle foto in prima fila con De Gasperi, a Caviaga, dove alla scoperta di gas metano, fu decisa con lo storico discorso del presidente del Consiglio, l'inversione di rotta governativa in tema di politica energetica. Questo eccezionale sodalizio da parte di due eccezionali Padri della Patria viene ora rievocato in un agile volumetto, che ha avuto l'elogio del premier Giuseppe Conte, edito da Eum (la casa editrice dell'Università di Macerata) con il contributo del Gruppo industriale Finproject. Il titolo: "Immaginare il futuro. La lezione di Enrico Mattei ed Ezio Vanoni" è lo stesso di un convegno tenuto, prima del sisma, nell'Aula Magna di Unimc. Vi partecipò Francesco Merloni che, da par suo, ha parlato di quel caro e prezioso amico famiglia, Enrico. "Mattei era l'imprenditorialità assoluta". Una narrazione con al centro Aristide Merloni e il sogno del miracolo Marchigiano con l'avvio della fabbrica di bombole di gas a Matelica. Insieme con l'ex ministro, relatori di chiarissima fama, l'alto magistrato Otello Lupacchini, il sen. Alessandro Forlani, gli inviati Onu Andrea Angeli ed Emanuele Tacconi, Renato Mattioni (presidenza nazionale Confcommercio), Maurizio Vecchiola (Ad Finproject) e il prof. Giuseppe Rivetti curatore della pubblicazione e prefatore insieme con lo stesso dottor Vecchiola. "Immaginare il futuro" contiene questi ed altri autorevoli interventi. Dell'ex direttore de 'Il Messaggero' Vittorio Emiliani, dei dottori Francesca Moroni e Maurizio Petrocchi, dei giornalisti Ugo Bellesi e Lucio Biagioni, di chi scrive e di Giuseppe Accorinti cui il libro è dedicato. Giovanissimo dirigente Eni, già ad di Agip e presidente della Scuola Mattei, il dottor Accorinti al grande Enrico, a Matelica (al monastero della Beata Mattia ha devoluto gli incassi delle numerose edizioni de 'Il Principale') collaborando da protagonista alle celebrazioni del Cinquantenario, è stato per tutta la vita filialmente attaccato. La morte, improvvisa, lo ha sorpreso alla macchina da scrivere mentre scriveva una precisazione per Paolo Mieli che non l'aveva del tutto convinto nella sua ricostruzione storica, su Rai3 (col contributo dello storico Mauro Canali, già docente ad Unicam), delle ultime ore del 'Principale'. Sul quale stava appunto terminando per l'editore matelicese Halley un secondo libro sulle tracce della sentenza del pm Vincenzo Calia che fa luce sulla tragedia di Bascapè. Un libro-verità rimasto incompiuto.