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In un settore in cui si lamenta il quasi completo vuoto di attenzione da parte della dottrina romanistica, il lavoro, muovendo dall'ambito forse più appariscente a livello di vita sociale romana, quello della febbre circense e della diffusa piaga delle scommesse, fornisce una dettagliata analisi delle fonti normative e giurisprudenziali nonché delle testimonianze letterarie ed epigrafiche. Ne risulta un'indagine, spaziante dall'epoca tardorepubblicana a quella tardoimperiale, finalizzata ad offrire una veduta d'insieme, seppur in estrema sintesi, delle poliedriche problematiche inerenti al tema e ad evidenziare la coerenza di fondo del loro ventaglio. L'autrice, superando il retaggio di quella che può essere vista come una sorta di cecità storica dell'età romantica, si adopera a mettere in luce non solo le molteplici implicazioni di tutto il complesso mondo delle attività ludiche ma soprattutto il retroscena giuridico ed economico che - per i contemporanei ovvio (e come tale probabilmente per lo più solo marginalmente avvertito) - si rivela ad uno sguardo attento come una enorme macchina coinvolgente il pubblico ed il privato su un arco territoriale che va dall'Africa, alla Spagna, alle province orientali.
Vera Spanò, laureatasi con una tesi su "Un diritto commerciale romano?", ha collaborato con l'Istituto di Diritto Romano "L Raggi" dell'Università di Macerata in qualità di Cultrice della materia svolgendo attività didattica e di ricerca. Si occupa altresì, nella stessa Università, del coordinamento dei corsi on-line della Facoltà di Giurisprudenza.
Note
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