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Il titolo tradisce, attraverso il trasparente richiamo al formato tipografico (sono “sedicesimi” i fascicoletti di 32 pagine che formano un libro), la sua origine frammentaria. Si tratta infatti della ricomposizione in un volume di articoli e saggi già pubblicati in riviste specializzate o in Atti di convegni; ma il carattere stesso dei documenti, quasi tutti appartenenti al XIV e XV sec., la lingua che li accomuna, agli albori del volgare e già fortemente caratterizzata, lingua in cui convivono tutti i principali fenomeni che distingueranno il marchigiano, contribuiscono a svelarne l’uniformità. Inoltre, nella natura stessa di questi testi, pur frammentarii e marginali, quali possono essere le lettere dei capitani di ventura al Comune di Macerata, le bollette del Monte di Pietà, l’elenco delle cose abbadonate in fretta dal Cardinale Orsini nel 1413 o i pochi fogli pergamenacei del bel Laudario di Mogliano, si rivela la grande ricchezza documentale di un territorio volutamente circoscritto a quello della provincia di Macerata. Sono tutte testimonianze che, anche se prive di una sicura appartenenza a un autore, si propongono quali importanti frammenti di una storia che testimonia della centralità culturale di questa parte delle Marche nel Medioevo. La loro riunione in un volume diventa un omaggio a questo territorio colto e semicolto, alla sua lingua, alla sua storia culturale.
Gabriella Almanza Ciotti, professore associato di Filologia romanza e ordinario di Lingua e letteratura francese, è docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata.
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